Nanga Parbat Winter 2014
Come avevamo annunciato, ieri Simone Moro e David Goettler avevano lasciato il campo base per tentare la salita al Nanga Parbat, in virtù della finestra di bel tempo prevista dal meteorologo Karl Gabl per lunedì e martedì.
Già Simone però, nel breve scambio di battute che aveva avuto con noi via chat, ci aveva segnalato l’eventualità di trovare in cresta vento troppo forte, e così è stato, al punto da far decidere i due alpinisti – ma anche i polacchi dell’altra spedizione che sta tentando sullo stesso versante la prima invernale al Nanga – di ritornare al campo base.
“Era davvero inumano e rischioso.” – così Simone Moro raggiunto via web qualche minuti fa – “Un polacco ha provato a salire 100 mt oltre C2 ed è scappato in dietro perchè era un inferno”
Per le prossime previsioni si attendono le indicazioni di Karl Gabl lunedì: fino ad allora, e per almeno 4-5 giorni, ancora attesa paziente al campo base.
Abbiamo avuto così l’occasione di un altro breve contatto via chat con Simone, che ha ritenuto importante precisare meglio quanto accennato da Nardi nell’intervista parallela svoltasi sempre ieri: Daniele infatti ci ha raccontato che il suo staff al campo base, sull’altro lato del Nanga Parbat, si è sistemato in una casetta di pietre, legno e cemento realizzata tempo fa proprio da Simone Moro, iniziativa che voleva essere di aiuto ma che aveva suscitato polemiche.
Ecco cosa ci ha detto Moro in merito:
– La “casettina” di cui parla Nardi è un bivacco che io ho donato, assieme ad un’altra costruzione più in basso (un ospedale a SER). Non l’ho costruita per nessun mio tentativo invernale o altro: posso dormire anche in una truna o in una tenda come ho fatto nelle mie 50 spedizioni e nelle 12 invernali.
Quella costruzione è una donazione perché d’estate i pastori salgono fino a li e dormono sdraiati sull’erba, anche sotto l’acqua.
A conferma di quanto dico vi mando una foto ed un documento dove il governo del distretto Gilgit Baltistan, ha mandato delle persone a controllare ciò che era stato fatto con i miei soldi personali che io ho donato a Sawal Faquir, colui che ho nominato responsabile delle due costruzioni (bivacco al CB del Nanga Parbat Diamir e Ospedale nel villaggio di Ser).
Una donna tedesca che lavora come volontaria a Ser si era lamentata, ma il governo del distretto Gilgit baltistan ha confermato che le mie due donazioni e costruzioni sono molto utili per la gente locale.
Non a caso quà al campo base Rupal ci sono 30 casette di pastori ed i polacchi sono dentro una di esse. Le altre sono vuote ma io ed i miei compagni siamo in tenda e non dentro una casetta. Dimostrazione che il bivacco in pietra al versante Diamir non era per me ma per la gente locale.
A far del bene spesso ci si tira addosso delle gelosie ed invidie da parte di chi magari ha il braccino corto o fa business sulle donazioni. Io ho invece solo chiesto di cosa avevano bisogno in quella valle ed ho agito. Dalla foto potete capire che ciò che ho fatto costruire sono 4 mura in pietra esattamente come le decine di case di presenti in quella valle –
Andrea Bianchi – Mountainblog.it
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