Il “Ragno delle Dolomiti” ci ha lasciati
Cesare Maestri, uno fra i più grandi alpinisti di tutti i tempi, si è spento all’età di 91 anni. Fu il primo alpinista ad affrontare in solitaria importanti vie dolomitiche di VI grado.
Nato a Trento il 2 ottobre 1929, Maestri sosteneva «non esistono montagne impossibili, ma solo uomini incapaci di scalarle». Un curriculum impressionante il suo, circa 3500 salite in Italia e nel mondo, un terzo delle quali in solitaria.
Lo notizia è stata annunciata un’ora fa, dal figlio Gian, con un post su facebook:
“Questa volta Cesare ha firmato il libro di vetta della scalata sulla sua vita.
Un abbraccio forte a chi gli ha voluto bene.”
Questa volta Cesare ha firmato il libro di vetta della scalata sulla sua vita.
Un abbraccio forte a chi gli ha voluto bene.Pubblicato da Gian Maestri su Martedì 19 gennaio 2021
La sua storia
Le sue prime imprese di rilievo risalgono al 1951, quando salì in solitaria la via Detassis – Giordani al Croz dell’Alpissimo e per primo effettuò la discesa in solitaria dalla Paganella. Nel 1952 è Guida Alpina. Da allora la montagna e l’alpinismo diventano la sua unica ragione di vita e le imprese a dir poco straordinarie si susseguono a ritmo battente. La sua principale palestra sono le Dolomiti, ma la sua storia alpinistica parla di più di 3.500 salite in Italia e nel mondo.
Le salite più significative riguardano lo spigolo nord del Cimon della Pala in prima solitaria invernale (1956), la traversata dalla Cima d’Ambièz alla Bocca del Tuckett concatenando in solitaria 16 cime della catena centrale in meno di 24 ore (1954). Ed ancora la via delle Guide al Crozzon di Brenta in discesa (1956), a via Soldà al Pilastro sud della Marmolada di Penia (1953), la via Micheluzzi al Piz Ciavazes (1956), le nuove vie aperte tra il 1964 ed il 1966 in Brenta su Cima Grostè, Cima Campiglio, Cima Massari.
Il suo nome nel bene dell’impresa e nel male di decenni di polemiche, resterà per sempre legato al Cerro Torre. Fu Cesarino Fava emigrato in Patagonia a stuzzicare le velleità alpinistiche di Cesare con la famosa lettera “Qui c’è pane per i tuoi denti”.
Nel 1957 partì la spedizione trentina guidata da Bruno Detassis che giunse ai piedi del Cerro ma non lo affrontò, il capo della spedizione era proprio Detassis che giudicò l’impresa troppo rischiosa, Maestri giurò a se stesso che avrebbe ripreso la via del Torre
E così fu, nel ’58 il ritorno in Patagonia e all’inizio dell’anno seguente la salita con lo specialista delle ascensioni su ghiaccio, l’altoatesino Toni Egger e lo stesso Fava. Arrivarono in vetta Maestri e Egger, ma durante la discesa Toni precipitò portando con sé la macchina fotografica che avrebbe potuto dimostrare la conquista della vetta.
Una scalata che dire controversa è riduttivo, da Gariboldi a Messner fu un imperversare di accuse senza fine, soprattutto da parte di Reinhold Messner, secondo il quale Maestri non superò il fungo di ghiaccio sommitale del Torre. Una versione che non ha mai convinto, sono sempre stati in molti infatti gli alpinisti a non avere dubbi sulla veridicità di quanto ha sempre sostenuto fino alla fine dei suoi giorni il Ragno felle Dolomiti.
Nel 1970 Maestri ed altri con la spedizione “Campiglio 70” ripartirono per il Torre, che Cesare conquistò usando un compressore Atlas Copco di 150 chili, con il quale attrezzò 350 metri di parete.
Alpinista, Guida Alpina e autore di numerosi libri sulle sue imprese, Maestri ricevette moltissimi riconoscimenti accademici e letterari. Fu presidente delle Guide Alpine di Madonna di Campiglio e Accademico del CAI. (Fonte: SAT Trento)