L’alpinista, membro dei Ragni di Lecco, è partito a fine dicembre. Della Bordella: “Per noi il range sono le montagne nell’area del Fitz Roy. Abbiamo in mente un progetto, ma al momento preferiamo non svelarlo”
Ha scelto la Patagonia, Matteo Della Bordella, come meta per la sua stagione invernale. Un viaggio che rappresenta ormai una consuetudine per lo scalatore, membro dei Ragni di Lecco. “Qui ci sono le montagne più belle al mondo, almeno per me” il suo commento. “La Patagonia è il tempio dell’alpinismo, il mio appuntamento più importante dell’anno. Qui trovo stimoli sempre nuovi, e la voglia di mettermi alla prova con sfide impegnative e obiettivi sempre più importanti”.
L’ultima stagione patagonica per Matteo è stata un successo, con l’apertura di una nuova via sul Cerro Torre: Brothers in arms, dedicata a tutti i compagni caduti sul campo. La concretizzazione di un sogno coltivato per tre anni, immaginato e condiviso con Matteo Bernasconi e Matteo Pasquetto. Amici e compagni di cordata purtroppo scomparsi prima del tempo a causa di due incidenti avvenuti a pochi mesi di distanza nel corso di primavera ed estate 2020.
“Trovare la motivazione per tornare in Patagonia dopo l’esperienza sul Cerro Torre è difficile. Dopo una salita come quella, con tutti gli eventi che gli hanno orbitato intorno, non è scontato” spiega Matteo. “Per questo ho deciso di cimentarmi in un’esperienza nuova, con un compagno di cordata motivato ed entusiasta: Leonardo Gheza”. I due si sono conosciuti proprio in Patagonia, grazie all’amicizia comune con Matteo Pasquetto, nell’anno dei primi tentativi lungo il Diedro degli Inglesi. “Insieme abbiamo ripetuto Groucho Marx, sulla est delle Grandes Jorasses” mentre Gheza, insieme a Federica Mingolla, ha effettuato la prima ripetizione di Il giovane guerriero, via aperta da Della Bordella con Luca Moroni e Matteo Pasquetto.
Classe 1991 Leonardo Gheza conserva un curriculum di primordine, con ripetizioni impegnative ed estreme sulle Alpi, oltre a una buona esperienza su montagne e pareti impegnative del mondo maturata durante gli ultimi anni.
“Per noi il range sono le montagne nell’area del Fitz Roy. Abbiamo in mente un progetto, ma al momento preferiamo non svelarlo”. Matteo conosce molto bene queste montagne, nel corso degli ultimi dieci anni ha scalato tre volte il Fitz Roy: nel 2014, con Luca Schiera e Silvan Schüpbach, per la via Californiana; con gli stessi compagni nel 2015, aprendo una nuova variante al Pilastro Goretta; l’ultima volta nel 2016, con David Bacci, realizzando la prima ripetizione della via dei Ragni sulla parete est.
La decisione di andare verso il Fitz Roy è anche una scelta legata alla sicurezza oggettiva della montagna. “Con le temperature alte che si stanno registrando nelle ultime stagioni una montagna come il Fitz Roy offre maggiori margini di sicurezza presentando meno pericoli oggettivi rispetto al Cerro Torre, con il suo fungo di ghiaccio” spiega Matteo. “L’assunzione di una certa percentuale di rischio fa parte dell’alpinismo: non possiamo portare questo valore a zero, e lo sappiamo bene. Quello che possiamo fare è limitare il più possibile la nostra esposizione ai pericoli oggettivi”.