Giovedì 25 gennaio Manuele Panzeri, Giovanni Giarletta e Tommaso Sebastiano Lamantia hanno raggiunto la cima del Cerro Torre (3.108 m)
Dopo ben tre giorni di salita sulla Parete Ovest del Cerro Torre e un bivacco a 40 metri dalla vetta, si è avverato per Manuele Panzeri, Giovanni Giarletta e Tommaso Sebastiano Lamantia, il sogno di ripercorrere la Via dei Ragni, aperta nel 1974 dalla spedizione lecchese guidata da Casimiro Ferrari. I tre alpinisti hanno raggiunto la cima del Torre, giovedì 25 gennaio scorso.
Il team, partito da Lecco il 29 dicembre, aveva già effettuato un primo tentativo a metà gennaio ma era stato respinto da condizioni meteo proibitive.
Il racconto dell’impresa
“Siamo partiti il 20 gennaio dal villaggio di El Chalten e l’avvicinamento è durato due giorni – ha raccontato Giarletta in un’intervista rilasciata al Giornale di Lecco.Prosegue: “Arrivati a Circo de Los Altares, abbiamo scavato una truna (un buco nella neve) per dormire e riparaci dal vento fortissimo che si sarebbe portato via la tenda”. I tre alpinisti per tutta la giornata di lunedì 22 gennaio hanno dovuto restare rintanati nella truna a causa della tormenta che imperversava sulla montagna. “La mattina del 23 il tempo ha iniziato a migliorare, anche se le condizioni non erano ottimali a causa della neve abbondante caduta in quei giorni. In ogni caso abbiamo deciso di tentare così nel primo pomeriggio siamo saliti fino ad un colletto, a lato del Colle della Speranza, dove abbiamo scavato un’altra truna per passare la notte”.
“Lì ci hanno raggiunto altre quattro cordate: una di americani, un’altra di romeni, un’altra ancora anglo-boliviana e l’ultima composta da argentini. La mattina del 24 è cominciata la salita, anche se il vento ha rallentato tutti quanti. i tiri di misto erano completamente intasati di ghiaccio. Verso le 21, quando la vetta era ormai vicina abbiamo scavato un’altra truna. Speravamo che le condizioni del ghiaccio fossero migliorate, ma era ancora difficile da proteggere”.
“Inizialmente hanno provato gli americani, poi hanno tentato la scalata i romeni che hanno avuto l’intuizione di scavare un varco con la nostra pala a metà muro finale”. Alla fine sul Cerro sono saliti tutti quanti. “La pala che avevamo è servita per ripararci dal freddo che per pulire il ghiaccio del fungo terminale. E’ stata una bella collaborazione tra cordate: è prevalso l’obiettivo comune della cima piuttosto che l’individualità”. Raggiunta la cima si è alzato nuovamente il vento. “Abbiamo collaborato anche per la discesa iniziata verso le 15 e conclusasi alla prima truna, la sera tardi. Tra l’altro io ero piuttosto dolorante perché a 300 mt dalla cima un pezzo di ghiaccio mi era caduto sulla gamba e il dolore mi ha molto rallentato nella discesa”.
«Abbiamo toccato con mano l’impresa dei Ragni del 1974. Il Cerro Torre è una montagna unica nel suo genere per l’ambiente e le sue conformazioni di petali di neve e ghiaccio che di anno in anno assumono forme diverse. E poi quest’anno in Patagonia ci sono condizioni meteo difficili pochi giorni prima una spedizione coreana aveva dovuto desistere».