La linea seguita dai tre alpinisti svizzeri presenta difficoltà massime di 6a
Gli svizzeri Silvan Schüpbach, Peter von Känel e Rolf Zurbrügg hanno effettuato la prima salita della parete Ovest del Rottalhorn (3.971 m), nelle Alpi bernesi.
Schüpbach ha raccontato così quest’avventura sui suoi canali social:
“Chi avrebbe mai pensato che nel 2023 ci sarebbero state ancora pareti inviolate nelle alte montagne dell’Oberland Bernese? Nell’epoca d’oro dell’alpinismo, le cime delle Alpi furono scalate per prime. Successivamente, tutte le pareti e le creste delle grandi montagne sono state scalate dall’uomo per la prima volta. Che si trattasse della prima salita del Monte Bianco e del Cervino o della prima salita della Nord dell’Eiger, si parlava sempre dell'”ultimo problema delle Alpi”. In effetti, ancora oggi l’alpinismo tradizionale riserva delle sfide – al di là dei record di velocità e degli assurdi spettacoli mediatici. Un buon esempio è la parete Ovest del Rottalhorn. Per qualche ragione sconosciuta, è rimasta inviolata fino ad oggi.
15 anni fa ho notato per la prima volta la parete Ovest del Rottalhorn, alta 1000 metri. Sebbene sia un po’ nascosta nella Rottal, è il primo bastione di roccia che cattura la tua attenzione quando raggiungi la Rottalhütte.
Nell’agosto 2011 ho provato a scalare la parete insieme a Matteo Della Bordella. Tuttavia, l’avvicinarsi di un temporale ci ha fatto tornare indietro.
Dopo molte spedizioni in giro per il mondo, mi sono reso conto che i progetti alle porte di casa nostra possono essere altrettanto belli quanto quelli nelle destinazioni esotiche.
Peter von Känel e Rolf Zurbrügg, erano i partner perfetti per fare un altro tentativo. L’11 ottobre siamo saliti alla Rottalhütte e il giorno dopo abbiamo iniziato ad arrampicare. Le prime tre ore siamo saliti alla luce della lampada frontale sul sistema di pilastri della parete inferiore.
Non abbiamo seguto nessuna linea specifica, le difficoltà sono – tranne due tiri intorno al 6a – dal terzo al quinto grado.
Con le prime luci del giorno, raggiungiamo la fascia di roccia grigia e ripida, dove la roccia cambia da gneiss a calcare. Due ripidi e impegnativi tiri di 6b ci portano all’enorme pilastro che conduce con la sua imponenza al tetto sommitale. Da qui, la via prosegue di nuovo nello gneiss. Anche su questo pilastro non c’è una linea chiara. Seguiamo il nostro intuito e, nel dubbio, scegliamo la variante più impegnativa con roccia migliore. Più velocemente del previsto raggiungiamo la vetta nel primo pomeriggio e ben 11 ore dopo la partenza siamo sullo Jungfraujoch. Che contrasto, mentre camminiamo verso la stazione ferroviaria circondati da schermi pubblicitari e bastoncini da selfie, dopo la tranquillità e la bellezza selvaggia della Rottal. Tuttavia, siamo contenti di poter scendere comodamente in treno i molti metri di altitudine!”