Grasso: “È stato un viaggio dove abbiamo imparato molto…”
Mirco Grasso (Ragni di Lecco) e l’alpinista veneziano Giacomo Mauri, hanno scalato con successo “Eternal Flame” (650 m), lungo la parete sud della Nameless Tower (6.239 m), nelle Torri del Trango, in Pakistan.
I due non si sono persi d’annimo malgrado le instabili condizioni meteo, continue nevicate alternate a schiarite e al forte vento.
Salita per la prima volta da Kurt Albert, Wolfgang Güllich, Christof Stiegler e Milan Sykora nel 1989, l’iconica big wall fu gradata VI, 7b+, A2.
La prima libera (7c+), risale al 2009 ed è opera dei fratelli Thomas e Alexander Huber.
Dal post pubblicato da Grasso il 31 agosto scorso:
“Mentre Jack stava già scendendo l’ultima rampetta di neve per raggiungere la prima sosta per cominciare le calate, io ero ancora lì in cima alla Nameless Tower, non proprio per godermi il panorama visto che eravamo in mezzo all’ennesima nevicata degli ultimi giorni, dovevo andare in bagno e lì una bella pisciatina stile cane che marchia il territorio ci stava.
Avevamo appena salito ETERNAL FLAME, il Santo Graal della scalata su roccia in quota, una via che appariva solamente nei nostri sogni fino al momento che non ci siamo trovati davanti a quel obelisco alto un kilomentro che raggiunge quasi i 6300 m.
Proprio mentre sto marchiando il territorio scoppio a piangere, e non una lacrimetta! Non mi era mai successo di fare mezza lacrima per qualcosa in montagna, è stato figo..
Stavamo per “vincere” (dovevamo ancora scendere) il nostro incontro di pugilato per il titolo, dopo 12 lunghe riprese, dove ne avevamo presi parecchi di cazzotti. Tra un primo tentativo dove ci ha bastonati la quota, le noiose lunghe attese al campo base accompagnati dagli scagotti vari e il meteo pazzerello durante [il] tentativo buono […]”.
“È stato un viaggio dove abbiamo imparato molto – continua Grasso – sia dalle esperienze che dalle ganze persone che abbiamo avuto l’occasione di conoscere. Un viaggio che mi ha aperto gli occhi sulla direzione che voglio seguire durante le prossime spedizioni.”
Dalla relazione della salita, pubblicata da Mauri sui suoi canali social: “Raggiungere la cima è ovviamente il confine più banale tra spedizione riuscita e non, volevo assolutamente concludere e a tratti sentivo il peso di questo desiderio. Ci siamo riusciti ed è stato un enorme sollievo, oltre ad un motivo di orgoglio pazzesco.”