Il polacco, evacuato dal CB per problemi fisici, sostiene sia impossibile la salita invernale del K2 senza l’utilizzo di ossigeno supplementare, a meno che non vengano risolti due problemi tecnici…
Dal post pubblicato dall’alpinista polacco Waldemar Kowalewski, evacuato ieri dal CB del K2 a seguito di guai fisici e ora a Skardu:
“Ho trascorso la notte di Capodanno a C1 a 6100 m, dove sono arrivato in solitaria dopo 9 ore di dura scalata dalla base (il giorno precedente ho portato al Campo Base Avanzato 7 kg). Avevo uno zaino di 21 kg con tende, corda, sacco a pelo e il resto dell’attrezzatura sulla schiena. La notte è stata fantastica, con un vento infernale; lo scioglimento della neve mi ha portato via 2 ore per 1,1 litro di acqua calda media. La temperatura notturna in tenda era di -40 gradi. Ma aveva il suo fascino.
Dopo un’ora sono arrivati a C1 anche Magda, Oswald insieme a Pemba Sherpa, Pechimbe Sherpa e così in cinque abbiamo avuto tutto il nido d’aquila per noi!
La mattina ho deciso che sarei sceso alla base a seguito di guai fisici, nientemeno che un’ernia, causata dal peso dello zaino… era un po’ troppo pesante.
Ho aspettato alla base per 2 giorni e dei bravi ragazzi mi hanno recuperato con due elicotteri; con loro ho raggiunto felicemente Skardu in circa 2 ore. Tra 3 giorni, intervento in ospedale e dopo 1 mese e mezzo tornerò come nuovo.
Fa freddo in inverno sul K2.
Durante la notte, al campo base, a 5000 m di altezza, nella mia tenda ho registrato temperature pari a -33/-37 gradi C° (due anni fa 2019 inverno erano -22,-26 gradi).
La camminata dal Campo Base al Campo Base Avanzato 5300 m, una traversata di 30 minuti su ghiacciaio, è una roulette russa. Quando sono ritornato dal CBA alla base, dopo due giorni, abbiamo dovuto cambiare via perché quella del giorno prima non esisteva più. Era caduta una grossa valanga di ghiaccio.
La vista mattutina dal Campo 1 ai 6100 m è mozzafiato e vale “milioni di dollari”.
Scalare dal CBA 5300 a 6100 m, è molto più impegnativo che farlo in estate. Una forte lastra di ghiaccio sulla via con un piccolo pendio, richiede punte dei ramponi affilatissime.
In più il forte vento che colpisce come un coltello dritto in faccia, insieme a continue valanghe polverose, hanno reso la scalata due/tre volte più dura di quella che ho effettuato in estate.
Dopo il mio secondo tentativo invernale sul K2, penso che non possediamo ancora la tecnologia moderna per raggiungere questa vetta in stile sportivo, ovvero senza utilizzare ossigeno supplementare. È impossibile!
Per scalare il K2 senza ossigeno supplementare bisognerebbe risolvere 2 cose in più, oltre a quelle ovvie:
1-chiedere alla NASA di produrre batterie del peso di 240 grammi che diano energia elettrica a livello 3 (calzini elettrici, inserti elettrici, guanti elettrici) , il riscaldamento più alto, per 50 ore! (oggi è di 3-4 ore).
Penso che sarà possibile solo tra 4-5 anni, come successo con gli smartphone che 10 anni fa non consentivano nemmeno di mandare foto da 5 mg e oggi trasmettono anche video.
La temperatura è il problema più grande! Le nostre tute sono già così calde che non ci sono grossi problemi, ma non riusciamo a scaldare a sufficienza le dita di mani e piedi, terribilmente gelate (senza ossigeno), per l’ipossia e la circolazione sanguigna alterata, che come conseguenza molto spesso ha l’amputazione.
2-bisognerebbe inventare, sviluppare e produrre una tecnologia che consenta di sciogliere più velocemente la neve in acqua; ce ne sono molte ma nessuna al momento è sufficiente.
(Mantenere le epigasi in un legante consente al max 25 minuti di normale funzionamento fino a quando il gas si congela).
A 6100 m, di notte, in tenda a -40 gradi, ho fatto 1,1 litro di acqua tiepida la sera dopo 2 ore di riscaldamento, durante le quali non ci si può stendere nemmeno per un attimo, perché sarebbe un disastro (l’acqua fuoriesce o la tenda brucia) = c’è vento!
Al mattino, ci vuoe un tempo simile per lo scioglimento della neve. Durante la giornata di attività in montagna ho bisogno di bere un minimo di 4,5 litri di acqua per poter andare più in alto nei giorni successivi. La disidratazione improvvisa causa congelamento e spesso la morte durante l’attività in montagna, dove il rallentamento della mente porta a dozzine di errori e ad inevitabili problemi.
Sì, senza tutto questo, è assolutamente impossibile!!!
Comunque, se qualcuno ci riuscirà, sono pronto ad offrire un’ottima cena e una cassa di whisky da cui berremo una bottiglia insieme. Anche se sei alla fine del mondo, io verrò, e ti stringerò la mano con grande rispetto.
Pubblicato da Waldemar Kowalewski su Lunedì 4 gennaio 2021