Share Stelvio. I risultati l’11 dicembre
I dati conclusivi del progetto Share Stelvio verranno presentati mercoledì 11 dicembre, giornata che le Nazioni Unite hanno dedicato alla Montagna, presso l’Università degli Studi di Milano in via Festa del Perdono.
Il progetto di ricerca triennale – sostenuto dal Comitato EvK2CNR con il contributo di Regione Lombardia attraverso la Fondazione Lombardia per l’Ambiente – ha coinvolto i ricercatori di tre istituti del CNR (ISAC, ISE e IRSA) e dell’Università degli Studi di Milano, della Cattolica, dell’Università dell’Insubria e del Politecnico di Milano. SHARE Stelvio è un progetto pilota inserito nell’ambito del progetto SHARE (programma internazionale di monitoraggio ambientale in alta quota) promosso dal Comitato EvK2CNR. Obiettivo: analizzare e quantificare gli impatti del cambiamento climatico su ghiaccio e acqua del Parco Nazionale dello Stelvio.
Le ricerche
Oggetto delle ricerche sono stati i ghiacciai, il permafrost (porzione di terreno perennemente congelato), i torrenti e i laghi e la composizione dell’atmosfera alle alte quote (misure di particolato atmosferico e ozono) dell’area lombarda del Parco Nazionale.
«Date l’estensione e le caratteristiche dei ghiacciai esaminati, gran parte dei dati possono considerarsi estensibili ai ghiacciai alpini italiani» dichiara Guglielmina Diolaiuti,ricercatrice dell’Università di Milano e di EvK2CNR e responsabile scientifica del progetto, che aggiunge: «Le Alpi possono venire considerate delle “torri d’acqua” che svolgono un ruolo cruciale per l’accumulo e il rilascio di questa preziosa risorsa. Attraverso i ghiacci e le nevi costituiscono una fondamentale riserva di questo bene primario. I dati di riduzione glaciale ottenuti nell’ambito di SHARE Stelvio indicano chiaramente che le “torri d’acqua” (non solo quelle del Parco Nazionale dello Stelvio) stanno modificandosi sempre più rapidamente».
Altri dati di straordinario interesse scientifico emergono dalle ricerche effettuate sul permafrost e nelle aree pro glaciali. Al passo dello Stelvio è stata eseguita una perforazione record di 235 m di profondità e rilevata una temperatura inferiore allo zero dalla superficie fino al fondo. Prima di questa ricerca si riteneva che lo spessore massimo del permafrost sulle Alpi potesse essere di non più di 100 m. Il “cuore freddo” delle Alpi è quindi ubicato in territorio lombardo ed è fortunatamente più profondo di quanto ipotizzato in precedenza.
È stato poi ritrovato, nell’area del Parco, un tronco di 4000 anni fa (ritrovamento eccezionale per dimensione e conservazione) che ha permesso di ricostruire il passato climatico e glaciale della zona e più in generale di gran parte della catena alpina meridionale.
“Un mondo d’acqua in alta quota”
Insieme ai risultati della ricerca verrà presentato Un mondo d’acqua in alta quota volume di taglio divulgativo dedicato alle acque del Parco Nazionale dello Stelvio. Rivolto a studenti e insegnanti sarà disponibile in versione digitale, per chiunque volesse approfondire l’argomento, sul sito Evk2cnr.org a partire dall’11 dicembre. Il progetto prevede la pubblicazione di altri due volumi dedicati rispettivamente a “Ghiaccio” e “Aria”.
Alcuni dei dati conclusivi del progetto Share
– Dal 1954 al 2007 una riduzione areale del 40% dei ghiacciai, scomparsi circa 20 Km2 di ghiaccio.
– Negli ultimi anni un’accelerazione impressionante della deglaciazione: dal 1954 al 1981 -0,24 km2/anno; dal 2003 al 2007 -0,7 Km2/anno. Tre volte tanto.
– Entro il 2100, il più grande ghiacciaio vallivo delle Alpi italiane, il ghiacciaio dei Forni, ridotto – secondo le proiezioni ottenute dai ricercatori- al solo 5% del suo attuale volume.
– E ancora: scomparsi 36 laghi alpini situati in gran parte sotto i 2500 metri di quota, apparsi 22 nuovi laghi sopra i 2900 metri. Insomma l’aumento delle temperature che impatta su tutto l’ecosistema montano.
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