Risveglio e primo sole del mattino.
Oggi il cielo è velato e sembra raccontare una storia nuova, una lirica che non conosco. Le nuvole sono come farina soffiata su mani invisibili e disegnano il vento, rendendo reale ciò che già è tale. Quante volte sognamo di vedere l’impossibile e l’abbiamo di fronte al nostro volto, ma non lo concepiamo solo perché ci siamo abituati a esso.
Il cervello registra i rumori e li cancella. Non sentiamo più gli uccellini che cinguettano e rendono così meraviglioso questo mondo e ci perdiamo nello stesso modo il grido impressionante dei fiori che sbocciano, la vita che cresce.
Voglio restare in contatto con le mie emozioni, con ciò che esiste, ciò che voglio, anche se non riesco a percepirlo. Quando spengo la luce l’esistenza non perde la sua stessa peculiarità. Così se i miei sensi son limitati alla sfera del finito, non voglio dimenticare il trascendente.
Mi desto, una volta ancora, e ringrazio il rosso del crepuscolo, perché sono vivo, un immenso regalo essendo io un uomo, un qualcosa destinato a morire. Sono vivo: quante cose posso fare con la mia esistenza? Valicare lo spazio e il tempo. Sopravvivere a me. Combattere la morte con il respiro, difenderlo, anche da me stesso, dalla mia abitudine, dalla mia distanza dal pensiero della fine.
Una nuova giornata… nuovo spazio cronologico in cui interagire per evolvermi, andare oltre la matrice e cercar di bucare quel muro nero e verde.
So che le ore scorreranno, ma farò del mio meglio… e così è. Mi evolvo in ogni campo, dal micro al macro… per poi lasciarmi andare all’armonia. E mentre sulla muta stagna asciuga il neoprene liquido che sogna i fondali sotto i ghiacci, per me, mi preparo una volta ancora e, ancora una volta, ricomincio a scalare. Nuovamente mi alleno per materializzare storie oniriche di aquile e cieli.
Danzo sulla mia pelle nuovamente tenera, sul ritmo mentale di “Divenire” di Einaudi e “La voce del Silenzio” intepretata da Bocelli. Mi muovo e sento, come un burattino di legno dal basso peso specifico, mosso da una musica di onde d’acqua salata.
A casa mi aspettano calcoli e progetti: la ricerca della volpe artica, il mar Rosso e gli squali, il calcare dell’est, e tante altre tinte ora sconosciute. Adesso c’è solo musica, in questo momento, vi è solo quiete.
Sento in me la “Primavera” di Einaudi.
Ultima luce di una luna… domani mi aspetterà un nuovo cielo, è già lì, non lo vedo, ma so che c’è.
Christian Roccati
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