TRENTO FILM FESTIVAL: I VINCITORI DELLA 63^ EDIZIONE
La giuria del Trento Film Festival, composta da Kavita Bahl documentarista indipendente, Hervé Barnasse alpinista e regista di film di montagna, Nancy Rosenthal, fondatrice e direttrice organizzativa del New York WILD Film Festival, dal regista Alessandro Rossetto e da Colin Thubron scrittore di viaggi e romanziere inglese, ha decretato – sabato 9 maggio – i film vincitori della 63^ edizione.
Teboho Edkins vince la genziana più prestigiosa, la Genziana d’Oro – Gran Premio Città di Trento con il film “Coming of Age”, un film di rara delicatezza ambientato in un villaggio sulle montagne innevate del Lesotho.
“Ninì” del regista Gigi Giustiniani si aggiudica la Genziana d’oro del Club Alpino Italiano per il miglior film di alpinismo, portando sul grande schermo uno straordinario recupero di materiale fotografico e diaristico storico sulla figura di Ninì Pietrasanta.
La Genziana d’Oro della Città di Bolzano per il miglior film di esplorazione e avventura è andata all’epico “Valley Uprising” di Nick Rosen, Peter Mortimer, Josh Lowell che celebra l’epopea della valle di Yosemite, scoperta dai pionieri del climbing negli anni ’60 e recentemente scenario dell’impresa di Tommy Caldwell e Kevin Jorgeson.
Il Premio della Giuria se lo è aggiudicato “DamNation” di Ben Knight e Travis Rummel. Cronaca di un crescente movimento di attivisti che attraverso azioni spettacolari si battono affinché i fiumi possano tornare nei loro alvei liberi dalle dighe.
Le Genziane d’Argento sono state così assegnate: per il miglior mediometraggio al documentario “Resuns” delle svizzere Aline Suter e Céline Carridroit; per il miglior cortometraggio a “Houses with small windows” di Bülent Öztürk.
La Genziana d’Argento per il miglior contributo tecnico artistico al “Volta à terra” del regista João Pedro Plácido.
I PREMI SPECIALI
PREMIO CINEMAMORE
GENTE DEI BAGNI
di Stefania Bona e Francesca Scalisi, 59′, Italia, 2015
MOTIVAZIONE
In un mondo in cui dilagano immagini plastificate, le due registe, con impegno di verità e senza timore di sporcarsi troppo le mani, danno valore all’artigianalità del lavoro di produzione e forza alla missione della ricerca sociale. A partire dalla scelta felice e apprezzata di evitare l’intervista frontale, affidandosi piuttosto ai dialoghi tra i testimoni. Il contesto di un osservatorio antropologico privilegiato, i bagni municipali, è restituito come luogo simbolico della catarsi della persona e allo stesso tempo come paradosso tra la sfera dell’intimo e quella del pubblico. Il docufilm ha saputo così interpretare artisticamente e con grande leggerezza, ma senza equivoci, questioni emergenti come gli effetti della crisi economica italiana, e ancora il confronto tra le culture e quello tra le generazioni. Tutto questo portando in dote con grande sapienza allo spettatore l’estetica di un ordinario che diventa straordinario.
SINOSSI
Un edificio di mattoni rossi, con una grande scritta al neon: BAGNI. Sono gli ultimi bagni municipali di Torino, un microcosmo di storie che s’incrociano in uno degli aspetti più intimi della vita di ognuno: la pulizia del proprio corpo. Luogo di incontri tra categorie sociali un tempo molto distinte, luogo di scontri in cui la povertà può prendere la forma della rabbia. Luogo prezioso, perché accanto alla povertà si manifesta anche la condivisione e l’ascolto.
PREMIO “CITTA’ DI IMOLA”
NINI’
di Gigi Giustiniani, 65′, Italia, 2014
MOTIVAZIONE
Un incipit di grandissima suggestione ed una breve ma intensa testimonianza finale del figlio Lorenzo, ormai anziano, sono le due parentesi entro cui si sviluppa la straordinaria storia d’amore e di montagna che legò due giovani artisti, compagni di vita e di cordata.
L’eccezionalità del materiale visivo utilizzato, un archivio inedito di pellicole in 16mm e una raccolta di 2400 fotografie ritrovati dal figlio dopo la morte della madre Ninì Pietrasanta avvenuta nel 2000, non avrebbe di per sé garantito la qualità del risultato artistico se il regista e i suoi bravissimi collaboratori non avessero saputo trattare la vicenda con una sensibilità narrativa ed una eleganza stilistica enocomiabili.
L’impatto narrativo solido e meditato, unitamente al sapiente montaggio e ad una colonna sonora capace di aggiungere colori ed emozioni alle vicende, fanno di Ninì un film insolito e coraggioso per gli standard del film di montagna.
SINOSSI
Nell’estate del 1932 Gabriele Boccalatte e Ninì Pietrasanta si incontrano sul Monte Bianco: scalano insieme, si innamorano. Da allora fino al 1936, l’anno in cui si sposano, vivono la loro grande stagione alpinistica e aprono, come compagni di cordata, alcune delle vie più difficili delle Alpi. Per tenere traccia delle loro imprese iniziano a scrivere diari e a fare fotografie. Ninì, una delle pochissime donne alpiniste di quegli anni, porta con sé in parete anche una cinepresa 16mm. Nel 1937 nasce il loro figlio Lorenzo e nel 1938 Gabriele muore, cadendo da una parete. Ninì abbandona l’alpinismo estremo per continuare la sua vita di madre. Qualche anno dopo la morte di Ninì, avvenuta nel 2000, il figlio Lorenzo ritrova in un baule le immagini girate dalla madre.
PREMIO “MARIO BELLO”
CHINA JAM
di Evrard Wendenbaum, 53′, Francia, 2014
MOTIVAZIONE
L’opera racconta con singolare efficacia l’ascensione di un’inviolata parete di 1200 metri in una sperduta valle della Cina. La scalata, segnata da repentini mutamenti atmosferici e rilevanti difficoltà, è realizzata in stile alpino con un’attenzione costante alla progressione in sicurezza. Caratteristiche, queste, mai disgiunte da uno straordinario spirito di gruppo e un approccio fiducioso e a tratti scanzonato – entrambi rappresentati con bravura – capaci di accompagnare fino in vetta i suoi componenti.
SINOSSI
Continuamente alla ricerca di nuove vette da scalare, Sean Villanueva O’Driscoll, Nicolas Favresse, Stéphane Hanssens e Evrard Wendenbaum arrivano in una sperduta valle in Cina, dove si trovano di fronte a un’incredibile parete di 1200 metri. Nel corso della salita dovranno affrontare tempeste di neve e condizioni proibitive, senza tuttavia mai rinunciare a trovare un modo per divertirsi.
PREMIO MUSEO USI E COSTUMI DELLA GENTE TRENTINA
LIFE IN PARADISE – ILLEGALE IN DER NACHBARSCHAFT
di Roman Vital, 78′, Svizzera, 2013
MOTIVAZIONE
Con sensibilità e con notevole destrezza documentaria, il film ci conduce nella triste realtà di un ostello d’emergenza per il temporaneo domicilio coatto di quanti si sono visti rifiutare dalla Confederazione lo status di rifugiati politici. Il contrasto tra la dura realtà di questa struttura, calata dall’alto in un contesto sociale completamente refrattario a qualsiasi concetto di accoglienza, e il contorno ambientale di spettacolare bellezza alpestre, è un’amara metafora del difficile rapporto tra le esigenze pressanti del villaggio globale e i presunti valori residui di una società a numero chiuso.
SINOSSI
Nel piccolo paese di Valzeina, nel cuore del Canton dei Grigioni, il governo svizzero ha deciso di rilevare una ex colonia per ragazzi per aprire un centro per richiedenti asilo in attesa di rimpatrio. Le persone ospitate non hanno un regolare permesso di soggiorno e nel corso della loro permanenza devono sottostare a regole molto restringenti. In cambio di vitto e alloggio sono invitate ad attivarsi per ritornare nel loro paese di origine. Il paesaggio alpino, generalmente associato all’idea di libertà, assume l’aspetto meno rassicurante dell’isolamento e del controllo. Problemi di scala globale si riflettono in un microcosmo, solo apparentemente scollegato dal resto del mondo.
PREMIO RAI “Stephane Carbonnier”
DAMNATION
di Rummel Travis e Knight Ben, 87′, Stati Uniti, 2014
MOTIVAZIONE
Il film della durata di 87 minuti è un fantastico viaggio tra i fiumi degli Stati Uniti alla scoperta delle dighe e su quanto la loro utilità energetica sia spesso in contrasto con 1’ equilibrio della natura e delle specie animali presenti. Nel film i sostenitori delle dighe e gli oppositori esprimono le loro tesi, le difficoltà costruttive e l’iter delle demolizioni , in un “excursus” temporale che va dal 1880 ai giorni nostri . Episodi romantici e d’avventura , tipici dell’epopea americana, si alternano a momenti di contestazione e d’insofferenza. Non mancano anche situazioni ironiche, divertenti e a tratti satiriche, come ad esempio l’episodio di quando su di una delle dighe più grandi fu dipinta una realistica crepa e la scritta:” liberate il fiume” . che ci riconducono proprio all’intestazione del premio Rai: un appello valido anche per l’intelligenza, la creatività, il pensiero che, come l’acqua, se si rallenta rischia prima di frenarsi e poi morire.
Un tempo le dighe erano simbolo del progresso e del controllo sulla natura, oggi invece si trovano al centro di un acceso dibattito sostenuto da chi valuta negativamente il loro impatto sull’ecosistema. Negli Stati Uniti un crescente movimento d’opinione chiede che le dighe costruite a cavallo tra Otto e Novecento vengano rimosse e che i fiumi possano tornare al loro corso originario. Frutto di tre anni e mezzo di lavoro, DamNation documenta per la prima volta la spettacolare rimozione di alcune dighe e le successive conseguenze sull’ambiente. Un viaggio nella storia e nel paesaggio degli Stati Uniti, dove natura e libertà sono termini inscindibili.
PREMIO SOLIDARIETA’ CASSA RURALE DI TRENTO
NOWHERE TO CALL HOME: A TIBETAN IN BEIJING
di Jocelyn Ford, 77′, Cina, Stati Uniti, 2014
MOTIVAZIONE
In un mondo spaccato in due, modernità e tradizione rischiano di essere le dure facce di una stessa medaglia. Se Pechino, con i suoi grattacieli, il suo caos suburbano, il suo inospitale cielo grigio, respinge Zanta perché appartenente alla minoranza tibetana, non è da meno il villaggio dove la giovane ha vissuto da sposata: sulle montagne, con le loro rigidità secolari, le donne sono l’ultimo anello della catena sociale, “non valgono un centesimo”. Un film, quello della regista Joselyn Ford, che senza retorica, ci racconta la forza d’animo della giovane vedova tibetana che, per amore del figlio e del suo futuro, non vuole accettare gli statici vincoli della tradizione, e affronta, con il sostegno di una giornalista americana, un percorso di emancipazione. Il sacrificio di lasciare la propria terra, i propri cari, di vivere ai limiti di un mondo a cui non si appartiene, diventa più lieve, se c’è la speranza che il futuro possa essere migliore per chi viene dopo di noi.
SINOSSI
Vedova a soli 28 anni, Zanta decide di ribellarsi a suo suocero e piuttosto che sposare l’ultimo figlio della famiglia decide di scappare a Beijing insieme a suo figlio di sette anni. I due vegnono però subito emarginati in quanto tibetani e Zanta è costretta a vivere come venditrice ambulante. E’ allora che conosce una giornalista americana che decide di aiutarla e di accompagnarla al suo villaggio: sarà l’inizio di un legame che porterà le due donne a battersi contro la discriminazione femminile.
PREMIO IOG
BRENTA BASE CAMP
di Marco Rauzi, 40’, Italia, 2015
PREMIO STUDENTI UNIVERSITA’ DI TRENTO, BOLZANO E INNSBRUCK
NOWHERE PLACE
di Susanne Opstal 26′, Paesi Bassi, 2014
MOTIVAZIONE
Perché guarda al senso di incompiutezza del genere umano da diversi punti di vista, ponendo lo spettatore in uno scomodo ruolo nel giudicare la ricerca dei limiti dell’uomo e la loro adeguatezza.
SINOSSI
Cosa significa spingersi fino al limite estremo? Quanto lontano siamo disposti ad andare nelle nostre esperienze? Fino a che punto è lecito spingersi? Nowhere place intreccia diverse possibili risposte a queste domande: dalla sfida lanciata alle vette più alte della terra alla preparazione di un viaggio di sola andata per Marte, passando per le agghiaccianti immagini della strage di Columbine.
PREMIO LUIGI VITTORIO BERTARELLI DEL TOURING CLUB ITALIANO
CONTADINI DI MONTAGNA
di Michele Trentini, 74′, Italia, 2014
MOTIVAZIONI
Il film affronta in modo garbato, chiaro ed afficace l’evoluzione generazionale del lavoro agricolo in territori di montagna. Un’attività spesso sottovalutata se non addiritttura disconosciuta, indubbiamente cambiata nei decenni ma pur sempre necessaria, faticosa, difficile e spesso a rischio di abbandono. L’agricoltura di montagna rimane, in ogni caso, una componente determinata per la cura del paesaggio, per la buona gestione del territorio e quindi (oggi lo si avverte più che in passato) come elemento autentico di attrazione per un turismo di conoscenza corretto e sostenibile. Il misurato inserimento e recupero di intelligenti brani storici e il dialogo sincero che scandisce il riuscito trasferimento in corso tra generazioni, rappresenta una testimonianza efficace di questi valori. La giuria unanime ha apprezzato gli intenti dell’autore e la qualità artistica dell’opera.
SINOSSI
Valle di Cembra, Trentino. Nel contesto di uno dei paesaggi terrazzati più suggestivi dell’arco alpino, coltivato quasi esclusivamente a vigneto, due generazioni di contadini si raccontano. Se i gesti dell’uomo tra i filari appaiono quasi immutati, la nuova generazione sembra interrogarsi maggiormente sulle contraddizioni dell’agricoltura di montagna, della diversificazione colturale e della tutela del paesaggio. Rare immagini d’archivio affiancate a quelle di oggi, narrano il lavoro dell’uomo e il ritmo delle stagioni.
PREMIO UIAA
VALLEY UPRISING
di Nick Rosen, Peter Mortimer, Josh Lowell, 98′, Stati Uniti, 2014
PREMI DEL PUBBLICO
PREMIO DEL PUBBLICO – LUNGOMETRAGGIO ACQUA LEVICO
LIFE IN PARADISE – ILLEGALE IN DER NACHBARSCHAFT
di Roman Vital (Svizzera)
PREMIO DEL PUBBLICO – MIGLIOR FILM DI ALPINISMO
JEFF LOWE’S METANOIA
di James Aikman (Stati Uniti)
Ulteriori info: www.trentofestival.it
Tags: cinema di montagna, Coming Age, concorsi cinematografici, Cult, experience, Teboho Edkins, Trento Film Festival