IL TOR DES GEANTS® SI CHIUDE IN FESTA. TUTTI I PREMIATI DELL’EDIZIONE 2015
Si è conclusa la straordinaria sfida nel cuore dei quattro Giganti delle Alpi, il Tor des Géants® 2015, 330 km e 24.000 metri di dislivello Lungo le Alte Vie della Valle d’Aosta.
Il podio maschile dell’edizione 2015 ha visto sul gradino più alto il piccolo gigante francese Patrick Bohard, che ha chiuso l’intero tragitto in 80 ore e 20 minuti. Alle sue spalle il romagnolo Gianluca Galeati, 80,44 quindi ancora un francese, il “solito” Christophe Le Saux.
Il podio femminile ha avuto come protagoniste la svizzera Denise Zimmermann, e le italiane Lisa Borzani e Marina Plavan.
Il Trofeo delle Nazioni è andato alla Francia, grazie alle prestazioni di Patrick Bohard, Christophe Le Saux e Jean Claude Mathieu.
C’è stato anche un podio riservato ai valdostani. Prima donna al traguardo Sara Perin, primi tre uomini, nell’ordine, Giancarlo Annovazzi, Mario Stevenin e Abele Blanc
E’ stato dato un premio speciale a Lucio Trucco, 44 anni, guida alpina di Cervinia e componente del Soccorso Alpino. Trucco, impegnato nell’organizzazione, ha scavato oltre mille gradini nella neve del Col Loson per consentire ai concorrenti di superare in sicurezza i 3.300 metri del “Tetto del Tor”. Poi ha cosparso il tratto di segatura per ridurre il pericolo di scivoloni e ha assistito personalmente gli atleti in difficoltà. “Il mio obiettivo era di farli andare avanti e continuare a inseguire il sogno Gigante”, ha detto. “Gli abbracci e i ringraziamenti dei concorrenti sono stati la miglior ricompensa”.
Per rivivere le emozioni del Tor, è possibile consultare i contenuti video creati durante le giornate dell’endurance trail:
PLAYLIST TOR DES GÉANTS HIGH LIGHTS
PLAYLIST TOR SURROUNDING
PLAYLIST FOCUS TOR
REWIND DEL TOR DES GEANTS® 2015
Il Tor des Géants® 2015 ha visto al via, domenica 13 settembre, 750 partenti effettivi, sotto una pioggia che a metà della giornata in parte si smorza per poi riprendere fiato e ritmo nella salita del Deffeyes, il primo dei 18 rifugi, quasi tutti oltre i 2 mila metri di quota, disseminati lungo il tracciato di 330 chilometri, segnalato da 8 mila bandierine ben visibili anche di notte. Rifugi alternati alle 6 grandi basi-vita dei paesi di fondovalle dove ogni concorrente ritrova le borse gialle (quasi un simbolo del Tor) con i sui bagagli, il proprio assistente e tutto quel che serve per riprendersi (docce, ristori e massaggiatori) e risposarsi (letti) prima di continuare la corsa.
Alla prima di questa base vita passano per primi i concorrenti che poi finiranno sul podio definitivo, vale a dire il cinquantunenne Patrick Bohard, albergatore nel Massiccio del Jura, condiviso tra Francia e Svizzera, e runner d’alta quota da appena otto anni; il romagnolo Gianluca Galeati, 32 anni, e l’inossidabile Christophe Le Saux, detto “il giaguaro”, 43 anni e per la quarta volta sul podio di questa grande corsa valdostana.
Tra i top runner si era notata, al via, l’assenza di Franco Collé, presente però come supporter di Galeati. Collé, vincitore della passata edizione, ha dovuto dare forfait nella sua Valle per prendere il via alla gara finale spagnola di un circuito internazionale di cui conduce la classifica. Intorno al chilometro 70 le condizioni del tempo peggiorano provocando l’esondazione, poi rientrata, di un torrente, e facendo decidere uno stop di tre ore per permettere alle squadre di assistenza esterna di ricontrollare alcuni tratti dei sentieri.
Al nuovo start i concorrenti devono affrontare non solo le pendenze ma anche il freddo intenso e uno strato di neve fresca proprio sui colli più alti del percorso, vale a dire il Col Fenetre, il Col Entrelor e il Col Loson, quest’ultimo il più elevato del tracciato con i suoi 3.299 metri. In questo punto gli uomini della Forestale e le Guide Alpine provvedono a incidere ampi gradini e a cospargere tratti del percorso con la segatura, per ridurre il rischio di scivoloni. Erano naturalmente state valutate anche possibili deviazioni su sentieri più bassi ma questi sono al momento “spariti” nelle nuvole basse, con visibilità vicina allo zero, e questo li rende più pericolosi dei sentieri in quota dove, seppur con prudenza, si può comunque procedere.
Tra le runner il duello rimane acceso, fin dalla partenza, tra la svizzera Denise Zimmermann, la padovana Lisa Borzani e la giovane valdostana di Donnas Sonia Locatelli, la prima del terzetto ad arrivare alla base vita di Cogne. Dove però deve ritirarsi per problemi di stomaco, forse per il freddo della notte, lasciando campo libero alle altre due che proseguono a stretta distanza una dall’altra. A proposito di valdostani, sono in gara anche Augusto Rollandin, presidente della Regione, Bruno Brunod, l’idolo dei runner di tutta la Vallée, Giancarlo Anovazzi, il forte Forestale che ha messo in carnet tutte le edizioni del Tor, Abele Blanc, guida e alpinista che ha invece nel carnet tutte le 14 cime del mondo oltre gli 8 mila metri.
Il meteo continua ad essere ballerino, a Cogne c’è il sole e cinque chilometri più a est la grandine. Diversi concorrenti cominciano a patire questa situazione e ci sono i primi ritiri consistenti. Nell’insieme saranno circa 285.
Tutti gli altri arrivano a Donnas, 148,7 km, quasi al giro di boa e il punto più basso della valle. Da qui si riparte pere una lunga salita verso il rifugio Coda, su una montagna in territorio piemontese, affacciata su Biella.
Qui il maltempo si accanisce ancora di più; niente neve ma pioggia e soprattutto nuvole che limitano ancora la visibilità, specie nei punti più esposti. Questi vengono presidiati da guide e personale di soccorso che a volte devono lasciare la posizione per andare incontro a concorrenti in difficoltà e accompagnarli fino alle postazioni di sicurezza, per poi risalire, pronti a partire di nuovo. Un lavoro immane e continuo, specie di notte, quando il freddo, la stanchezza e la solitudine maggiormente incidono sul fisico e sul morale.
Un dato statistico sul soccorso è però decisamente confortante: nonostante tutto, i concorrenti accompagnati al pronto soccorso visitati e dimessi (quindi senza strascichi seri) sono stati una dozzina, molti meno che in passate edizioni.
Dopo alcune ore di cambi di visibilità, temporali, nebbie vaganti e pressanti gli organizzatori decidono di interrompere la gara, fermando i concorrenti nei rifugi e nelle basi vita davanti a loro.
Una interruzione lunga fino alle 8 del mattino, che rompe il ritmo del cammino ma permette ai runner un fuoriprogramma gradito per alimentarsi e riposare. Si scruta il meteo ufficiale, ma soprattutto il cielo, le temperature e il vento lungo il percorso ancora da fare, che danno il reale polso della situazione. Non c’è niente di buono per l’immediato futuro. Così, in osservanza alla regola numero uno, cioè la sicurezza dei concorrenti, la gara viene definitivamente chiusa.
Nel frattempo i concorrenti di testa hanno però scavalcato il Malatrà, l’ultimo passo, al di là dell’area “invisibile” per la nebbia. Non c’è neve ai 2.936 metri di questo colle e la visibilità è discreta. Così i primi sei concorrenti – tre francesi, un italiano, un giapponese e uno spagnolo – arrivano fino al traguardo “vero” di Courmayeur. Tutti gli altri, o meglio coloro che sono entrati alla base di Gressoney entro il tempo limite prefissato, sono dichiarati finisher, con 200 km comunque alle spalle. In poche ore vengono accompagnati a valle e subito a Courmayeur. La premiazione è anticipata a venerdì. Mentre tutti si riposano, alcuni irriducibili, specie stranieri, continuano, come liberi runner, sui sentieri del Tor des Géants 2015.
Alle 17:00 di venerdì sfilata in centro, premiazioni.
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