…ancora una volta in crescita, ancora una volta in evoluzione.
Ieri mi trovato nel deserto cittadino, tra allerte, veri rischi e falsi pericoli, a progettare il marketing e quindi gestire un’azienda di montagna. Ogni cosa era parzialmente anacronistica, allegorica, quasi surreale.
Al termine del lavoro mi sono ritrovato come al solito solo, in un tunnel, lungo circa 200 metri. Ambiente deturpato, sempre che si possa in qualche modo peggiorare la condizione di una galleria di una città. Come ogni volta mi sono lasciato andare ai pensieri sapendo con certezza in quale tesserina del puzzle mi trovassi, in quale frammento di quel grande disegno che nella mia ottica mi porterà a scrivere ciò che voglio, come desidero… in quale pennellata fossi di quel variopinto quadro non devo domandarlo. Sovente mi chiedo perché quel sentiero a me così chiaro esista solo per i miei occhi. Come mai io mi trovi sempre solo in quei nitidi momenti?
Non sarò forse io a non riconoscere gli altri istanti, veri anch’essi, assenti solo della mia solitudine?
O forse il cammino, la mia missione, sia solo una metafora?
In assenza di una risposta resto in equilibrio sulle nuvole, e mentre altri che non credono più ai loro sogni tentano di non far credere nemmeno me, le mie pagine crescono, volano, corrono, e sempre più inchiostro v’è dentro e fuori dal calamaio, tanto quanta l’aria del mondo, la matrice di quelle stesse nubi su cui volo.
Christian Roccati
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