C’era una volta… un mio amico. Lo conobbi per caso, scoprendo che dietro a un soprannome noto si rivelava un volto sincero, a tratti allegro, a tratti molto sofferente.
Lo aiutai a crescere nell’ambito “avventure in montagna”; i suoi sogni si evolsero, la sua forma fisica migliorò, trovò una compagna di cordata per qualche tempo e poi un’altra, molto più importante. Di lui ho dei bei ricordi: giri in notturna e l’orgoglio nei suoi occhi, sempre più vivi, sempre più accesi.
Discutemmo una volta sola e ciò mi avvicinò ancora di più al suo modo strano e particolare d’esser genuino e vivo.
Per molteplici vicessitudini lo persi di vista per qualche mese, per qualche tempo.
Mi ricordo che mi diceva di aver letto in un mio libro un passo che lo faceva ridere a crepapelle. Dopo molte concatenazioni mi lasciavo cadere nel giaciglio, stremato, senza ricordare la disciplina del giorno seguente, (poche ore di sonno dopo), ma con lo zaino già pronto. Non so per quale ragione, ma questa cosa lo faceva ridere a crepapelle, come se si stesse per pregustare frizzanti ascensioni. Lo zaino già pronto…
Due sere fa Elena e io siamo andati a girellare per una notturna appenninica con due cari amici. Ci siamo goduti prima un magico tramonto…
Abbiamo superato la prima porzione del Promontorio di Portofino, costituita da marne e flora ad alto fusto, per giungere ai conglomerati dell’oligocene, alla macchia mediterranea e ai qui quasi estinti pini di Aleppo.
Tra discorsi molto profondi e qualche risata ci siamo fermati sotto la magica sfera bianca, abbiamo chiuso le luci e banchettato come mezzi lican.
Proprio in queste lande mi ero allenato con il mio amico, quello che c’era una volta.
Il giorno seguente siamo andati a fare immersioni vicino a un piccolo relitto che ho già frequentato molte volte. Ci siamo addestrati, ognuno nei propri ambiti; io nel soccorso d’emergenza ed Elena nei suoi primi “passi” subacquei.
Siamo stati molto bene. Il clima al dving è sempre magico: grandi persone, profonde e sempre pronte a regalarti un sorriso.
Dopo il mare siamo andati a fare slack line con cari amici.
Camminare sul filo è divertente ed è un ottimo esercizio per il corpo e per lo spirito; è utile per la propriocezione e aiuta molto nella scalata. Ricorda un raccoglimento spirituale, ma lo si può fare anche scherzando in compagnia, ne agevola la comunione a parer mio.
Dopo il lavoro son corso a casa e anche questa sera mi sono allenato. Ho appena finito; devo ancora lavare, mangiare, farmi la doccia, e fare lo zaino perché per le 4 parto per Bolzano, per lavoro. Dormirò giusto un’oretta.
Mi viene in mente il mio amico… che c’era, ma che ho scoperto non esserci più.
Non voglio addentrarmi nei dettagli della sua dipartita, preferisco pensarlo da vivo.
Preferisco ricordare il suo sorriso che esplodeva all’istante; iniziava ogni frase entusiastica dicendo “belin Chry…” e continuava energico, contagiando in un modo o nell’altro chi aveva intorno.
Continuerò a riempire zaini, non dimenticandomi mai di quanto sia importante non solo viver la porzione più profonda di ogni brandello di vita, inesorabilmente, ma anche di saper sorridere entuasista in ogni situazione.
Continuerò in ogni ambiente che frequento a saper scherzare con i miei amici e contemporaneamente a vibrare con ogni più profondo scintillio della mia anima.
Questo filmato lo abbiamo girato due domeniche fa con i compagni e con il mio maestro in ambito abissi. Ti sarebbe piaciuto amico mio, anche se non facevi subacquea, ti sarebbe piaciuto: mi sembra di sentirti ridere.
Ciao amico mio: c’eri, ma ci sei stato veramente.
Christian Roccati
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