Avete presente il saltatore in alto che prima dell’esecuzione del salto decisivo è tutto teso – sguardo e ogni muscolo del corpo – nell’immaginare ogni singolo passo e movimento verso l’asticella, quasi a mimare quella che sarà la sua azione atletica?
Si chiama allenamento ideomotorio, la tecnica secondo la quale l’atleta ricrea una rappresentazione mentale sistematicamente ripetuta e cosciente dell’azione motoria, che deve essere appresa, perfezionata o stabilizzata.
Ebbene, la preparazione di Simone Moro, quando non è impegnato in una spedizione alpinistica, consiste in questo ma va anche oltre: ne abbiamo parlato con lui in una delle nostre chicchierate a 360 gradi, stimolata dal successo della sua amica Gerlinde Kaltenbrunner sul K2. Parlando della preparazione costante che è necessaria per realizzare questi grandi obiettivi, abbiamo voluto scoprire un Simone Moro “a riflettori spenti”, chiedendogli come sono fatte le sue giornate di allenamento. E abbiamo scoperto così che Simone è come il saltatore in alto: giorno per giorno – tra una corsa o un’arrampicata – è capace di concentrarsi con costanza sul prossimo obiettivo, valutandone non solo gli aspetti tecnici e di preparazione fisica, ma anche quelli logistici e organizzativi, con mente aperta, fino al punto di arrivare anche a cambiarlo se le condizioni non fossero più favorevoli.
È il caso ad esempio del Broad Peak, la prossima prima invernale che Simone ha in programma, che potrebbe però diventare anche il Nanga Parbat se le condizioni logistiche (soprattutto i costi di trasporto in elicottero) dovessero peggiorare come sembra in questo momento.
“È solo così” – osserva Simone – “che si costruisce un successo!” – buon ascolto…
Ascolta l’intervista a Simone Moro > [audio:https://www.mountainblog.it/audio/SMoro230811.mp3]
Testo e intervista di Andrea Bianchi
Tags: allenamento, Broad Peak, Gerlinde Kaltenbrunner, Nanga Parbat