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11 Ottobre 2016

Geoturismo: di cosa si tratta?

Esistono molte definizioni che richiamano più o meno all’andare nei luoghi in cui troviamo le rocce, piuttosto che strappare esse stesse dal loro contesto  per portarle in un museo. Immaginiamo la Notte stellata di Van Gogh: osservare un quadro famoso al computer equivale forse a sentirne odore e impatto, seguendone le pennellate in un grande ambiente fatto di molte lingue e colori? Assolutamente no… ma davvero é solo questo?

Penso che più o meno chiunque abbia ascoltato lo storico aforisma di Marcel Proust: “il vero viaggio di scoperta non consiste nel vedere nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi”. Forse in tal senso ci avviciniamo all’essenza del geoturismo, ma ancora non siamo al punto. Perché non fare entrambe le cose? Vedere nuove terre e avere nuovi occhi.

Greenland (Elena)

Il globo é la naturale sede del geoturismo considerando che la geologia è la branca delle scienze che studia la Terra e i processi che la plasmano e la cambiano. Esser operatori di geoturismo significa entrare in contatto con l’intima natura del pianeta e mostrarne i segreti alle persone, dall’origine al futuro con un viaggio che comprenda sia lo spazio, sia il tempo.

Esistono due marcatori fondamentali per inquadrarne le diverse tipologie: l’esposizione e la difficoltà. Per esposizione s’intende quanto sia selvaggio il luogo destinato all’osservazione, mentre la difficoltà qualifica le capacità richieste al partecipante. Fare il giro del mondo non implica ricercare particolari esperienze estreme; si possono effettuare viaggi molto difficili a due passi da casa, esattamente come trovare rilassanti tour in terre estreme. Combinando questi due fattori si inquadra subito la tipologia di elementi da proporre e la possibilità di riqualificare zone poco conosciute mediante turismo ecocompatibile ed erudito, rispettoso dell’ambiente e delle persone (…organizzandolo in questo modo!).

Dato che geotursmo significa immersione totale in un ambiente fatto di molti elementi: dalla flora alla fauna, dall’etnografia all’antropologia, sono molti e quantomai varii i paesi e i luoghi ricercati dalle persone. Sarebbe davvero difficile realizzare un elenco completo ed esso passerebbe dalle isole vulcaniche di Azzorre, Creta, Tenerife, alla ricerca della dolomia dell’est Italia, dai deserti di Marocco, Oman, Egitto, Giordania alla rift valley di Dancalia,  ed Etiopia. L’interesse andrebbe dalle “giovanissime” rocce islandesi in cui le potenze della natura si mescolano mediante un equilibrio armonizzato alle necessità umane, alle antichissime groenladesi, iper selvagge in una terra assolutamente fuori “controllo metropolitano”, seppure a “poca” distanza. Le guide propongono dalle immense montagne del Ladak ai vulcani della Kamchatka, dalla vastità di Alaska e Canada alle torri di granito della Patagonia in un elenco interminabile.

Molti sono i modi di fruire la Terra: una prima divisione si effettua tra i trekking e gli hiking. I primi pongono il viaggiatore in contatto totale con la natura: si allestisce un campo in un luogo di norma remoto e lo si sposta di giorno in giorno trasportando in cammino in totale o parziale autonomia tutto il bagaglio, zaino in spalla. La seconda tipologia prevede un campo attorno al quale si effettuano delle escursioni in giornata: il viaggio prende una dimensione differente e permette di focalizzare l’attenzione su punti prestabiliti con una profondità forse maggiore, ma una globalità più limitata.

Estremizzando il secondo concetto sono nati i jeep-tour; questi permettono uno spostamento in zone antropizzate mediante strade o piste comunque con un buon grado di esposizione e una fruizione delle escursioni più belle. Di norma i jeep tour sono utilizzati per coprire una grande area senza perdere il piacere dell’hiking giornaliero. Si cammina andata e ritorno partendo e tornando al campo: si sposta quest’ultimo ogni 2-3 giorni. Questo concetto può esser applicato ovviamente a spostamenti in barca, aereo, bicicletta, canoa o qualsivoglia mezzo.

Esistono molte tipologie di operatori, ma tutte devono esser al servizio del cliente. Le soluzioni vincenti di norma sono quelle in cui l’esperto è un laureato in geologia, o in materie compatibili con il tema del viaggio, che permettano di comprendere e carpire i segreti del luogo che si sta vivendo. La guida non è una “star”, ma solo un filtro: il protagonista è il viaggiatore che scopre la nuova visione del mondo nella sua completezza, dall’erudizione dell’ambiente alle difficoltà di viaggio. Egli partecipa come un compagno svolgendo compiti e assaporando il piacere della “spedizione”. Nei luoghi più esposti infatti il tour leader si trasforma anche in esploratore, cuoco, “ranger”… e il cliente a sua volta ha la possibilità di apprendere le basilari tecniche di sopravvivenza che permettano un contatto totale con il Pianeta.

Grazie alle diversità nei professionisti di settore stanno nascendo moltissimi viaggi focalizzati: dagli scalatori alla ricerca di nuove rocce e quindi “innovative” tipologie di scalata, come alle devils tower o alle clanques, ai subacquei alla ricerca di esperienze particolari nelle crack, come a Silfra, o sotto il ghiaccio tra gli iceberg, nei cenotes messicani o tra le pozze geotermiche.

Il geoturismo è un mondo nel mondo, un viaggio al di là di molte cose, anche di se stessi.

Christian Roccati
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