Ancora qualche giorno alla luce… Ci voleva proprio. Sto provando a ricominciare ad allenarmi, riabilitanto il mio braccio destro dal lungo infortunio appena intercorso.
Scalare con Elena ed Ernesto è una manna. Andiamo a ripercorrere una moltitudine di linee aperte dal mio amico fraterno e socio di cordata, alcune delle quali liberate da me, non di estreme difficoltà.
Tutti proviamo a migliorare, che si parli di centimetri di roccia o di sogni di vita. Il suono delle nostre risate ricorda quello dei bimbi la mattina di natale.
…per non farci mancare niente girelliamo un poco anche per i boschi di latifoglie. Su queste rupi erano presenti alcune capre; devastavano le rocce, le piante più piccole e i germogli, squilibravano l’ecosistema.
Erano rischiose anche per gli scalatori, gettando pietre e seminando feci, profumate certo, ma pericolose. Non facevano parte di questo ambiente essendo il gregge brado abbandonato di un pastore dipartito. Fortunatamente il lupo è tornato in Appennino, ristabilendo l’ordine naturale; ogni cosa è di nuovo al suo posto e le piante sembrano cantare la loro rinascita.
Usciamo dai boschi e passeggiamo nell’alto piano in cui essenze quasi materiali vengono trasportate da grandi brezze.
Raccogliamo mazze di tamburo e altri funghi, ben attenti a rispettare la legge delle spore, l’equilibrio, senza dare del tu a brughi. Poi ci salutiamo.
La sera è contraddistinta dalla mano di Elena che serve ancora un po’ di quella magia nel piatto.
Saluto il mare alla mattina, dove mi son risvegliato: domani si torna a casa.
Da domani, i boschi saranno di nuovo la mia dimora e non più la mia vacanza.
Christian Roccati
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