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7 Marzo 2017

CAPITOZZATURA: siamo ancora alla preistoria?

Cammino per queste strade cittadine sentendo il peso di smog e rumore,  un frastuono fatto da un bombardamento di pubblicità e follia. Dov’è il pianeta? Vedo case, cemento, asfalto, pali, cavi, muri… ma dov’è il mio pianeta? Dove sono i prati, le brughiere, la terra, i torrenti, il ghiaccio? Sono in una gabbia che mi allontana dal mondo… una prigione tutto intorno, che sembra invisibile ed è ovunque.

Cerco di salvare la mia anima osservando ogni cespuglio, albero o coriandolo di prato che spunta dal grigio tutto. Con gli occhi corro da un punto all’altro, come se fossero gli unici in cui io possa respirare. Trattengo il fiato in ogni altro centimetro di questo grigio cemento, con la bocca ben serrata, perché essa non contamini ciò che ho dentro.

Quando mi avvicino al centro, con l’andatura spedita dei tanti impegni, km dopo km… non posso che fermarmi inorridito. Anche quest’anno l’orrore è compiuto… anche quest’anno sono state smembrate e fatte a pezzi le uniche creature che possono salvare quel minimo di umanità che ci è rimasta, in questo alveare di morte che chiamiamo metropoli.

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Com’è possibile mi domando? Chiunque può guardare queste piante… come può non esser evidente e terrificante questa visione? Se vedessi un animale mutilato in ogni parte griderei all’orrore… e allora perché per gli alberi tutto ciò è tollerabile? Non si lamentano? O forse non sono nostri simili e quindi non ci è così facile immedesimarsi? Sono diversi …quindi li si può massacrare, lasciando che ogni ferita sia contaminata da fiunghi e batteri. Ma starò davvero capendo ciò che accade? Davvero comprendo ciò che vedo? Sono un tree climber certificato e ho studiato la natura, ma basta questo? Potrei prendere un abbaglio; magari ciò che provo è solo frutto di mia sensibilità personale.

In fondo quanto può contare la mia voce? Ma se domandassi a qualcuno che davvero conosce l’arboricoltura e le sue leggi, qualcuno che è abituato a potare, ma lo fa con cognizione di causa? Qualcuno che sa prendersi cura delle piante e che conosce le abitudini delle varie nazioni del mondo?

Proviamo a parlare con Marco Rinaldi, il “Barone Rampante“, classe ’66, ETW (european tree worker), ETT (european tree technician), Formatore alla Sicurezza sul lavoro, istruttore di treeclimbing dal 2005, direttore del centro di formazione AIFOS Alberi Maestri srl e formatore in arboricoltura …e molte altre cose.
L’elenco è troppo lungo…

Cos’è la capitozzatura?
È la rimozione di una porzione o di tutta la chioma con tagli praticati sull’asse di un ramo asportandone la punta. Anche rimuovere tutte le punte dei rami con tagli di piccolo diametro equivale a una capitozzatura (intervento chiamato “potatura” a tutta cima)

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Perché si pratica in Italia?
Per la mancanza di personale specializzato e di tecnici formati. Si pensa di ridurre la dimensione delle piante e in questo modo ridurre un ipotetico rischio di rottura delle piante. In realtà la crescita è molto più rapida e da gemme superficiali inserite nel legno che marcisce a causa dell’ingresso dei funghi attraverso i tagli. In pratica rende le piante stressate e pericolose la quasi totalità dei problemi di crollo di alberi in città è conseguenza diretta delle capitozzature e dei danni da scavo agli apparati radicali.

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Chi si occupa in Italia della gestione degli alberi nelle pubbliche amministrazioni?
Molto spesso i geometri nelle piccole amministrazioni, parallelamente a tutte le altre attività. Ma basta dire che Roma è l’unica capitale europea senza un piano di gestione del verde. Poi spesso agronomi o forestali, che hanno studiato produzioni vegetali agricole o come rendere produttivo un bosco, poco ha a che fare la gestione degli alberi in città. Insomma come al solito è lasciato alla intraprendenza o meno dei singoli che  a volte si formano e si informano, altre volte non si prendono la briga. Il problema è che investiamo tantissimi soldi per danneggiare un prezioso bene pubblico. Sono pochissimi i collaudi dei nostri lavori e spesso eseguiti da incompetenti. Certo a Bolzano a Trento o in altre realtà le cose stanno cambiando e non puoi partecipare al bando di gara se non dimostri competenze precise.

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Perché non si pratica in altri paesi? Quali?
In Svizzera, Austria, Germania, Inghilterra Francia e ultimamente anche in Spagna, per non parlare dei paesi nord europei o nel nord america; si è compreso con le acquisizioni  scientifiche degli anni ’80 che è una pratica che  danneggia gravemente gli alberi rendendoli pericolosi, butti e costosi da mantenere. Di conseguenza hanno cambiato politica di gestione rendendosi conto dei vantaggi sociali e ambientali che conseguono la presenza degli alberi negli ambiti urbani.
L’altra ragione è che in questi paesi non ci si può improvvisare a lavorare sul verde e in particol  dell’arboricoltura. Da noi chiunque prende una motosega e una piattaforma, o peggio in arrampicata e diventa “potatore”, in realtà taglia imitando personale che sbaglia… il risultato è garantito. Capofila sono spesso le  amministrazioni che non hanno tecnici preparati sull’argomento. Sempre più spesso viene richiesta la certificazione ETW o ETT nei pubblici appalti a garanzia di un lavoro progettato e svolto correttamente.

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Cosa dovremmo fare e cosa auspichi?
Informare i cittadini, soprattutto i più piccoli, sempre più ricettivi, parallelamente dialogare con le amministrazioni pubbliche per mostrare il vantaggio economico e di risultato nel medio termine nel seguire un regolamento come quello tedesco per la gestione degli alberi. Inoltre far crescere una nuova generazione di operatori informati, formati ed addestrati alle moderne tecniche di gestione degli alberi. Sarebbe importante la creazione di una filiera del verde che comprenda arboricoltori e tecnici arboricoltori, in questo siamo molto indietro anche a livello universitario o di licei agrari.
Ogni anno in collaborazione con L’ EAC (european arboricoltural council), l’associazione organizza presso la nostra sede operativa una sessione di esami di certificazione volontaria ETW con grande successo interesse e partecipazione. Si tratta di esami teorico pratici molto articolati proprio per armonizzare le corrette pratiche arboricolturali e la sicurezza sul lavoro.

Chi é Shigo?
Alex è stato un fitopatologo americano incaricato di un progetto di ricerca sul legno e i funghi. Ha dissezionato oltre 15000 alberi e elaborate teorie rivoluzionarie riuscendo poi a provarle.
È il padre della moderna arboricoltura, i suoi 30 anni di ricerche hanno cambiato il modo di guardare e di gestire gli alberi, con oltre 270 pubblicazioni scientifiche è stato lo scienziato più importante degli ultimi due secoli per la comprensione degli alberi. Autore della Moderna Arboricoltura e della nuova biologia degli alberi.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Formare ragazzi e continuare ad arrampicare gli alberi, soprattutto quelli monumentali. Fare consulenze e spero di poterne piantare ancora tanti per le persone che in futuro vivranno i nostri luoghi pubblici e privati. Vorrei continuare a scrivere manualistica di riferimento; proprio ieri abbiamo presentato un ciclo di seminari e facciamo comunicazione sull’argomento. Abbiamo avviato un percorso istituzionale per il riconoscimento della nostra
attività lavorativa e la sua regolamentazione moderna e speriamo di portarla avanti

Qual’è il tuo scopo?
Lavoriamo e facciamo volontariato per il futuro delle persone, gli alberi che ereditiamo oggi a volte sono nati nel 1800, per abbattere un albero bastano poche ore , per avere un albero monumentale bisogna aspettare secoli. Mi piacerebbe vedere le nostre città come Barcellona che ho visto questa estate e che in soli 25 anni è riuscita a piantare e gestire migliaia di alberi cambiando l’aspetto anche emotivo della città.

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Che consigli dai a chi voglia intraprendere questo mestiere?
È un mestiere che richiede una grande passione curiosità e voglia di faticare all’aria aperta, non smettere mai di formarsi, informarsi e addestrars; ancora oggi raccolgo campioni per la xiloteca della scuola mentre lavoro sugli alberi. Puntare sulla qualità di quello che si propone e sulla sicurezza sul lavoro, ci vogliono anni per diventare arboricoltori e a volte basta un infortunio per perdere la salute o la vita.

Christian Roccati
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