Il lupo, nodo focale tra controversie, inchieste e movimenti politici, è una delle più importanti figure al centro dell’opinione pubblica negli ultimi mesi, per via della possibilità di un abbattimento controllato, per ora rimandata.
Da un lato i pastori valligiani lamentano problematiche non gestite dalle amministrazioni, dall’altro studiosi e appassionati analizzano il fenomeno nel suo insieme con pareri discordanti. All’interno e tutto intorno alla questione si rintraccia una marea di persone affascinate da questo animale, re della spiritualità e dell’incarnazione del wilderness.
Per fare chiarezza al riguardo ho deciso di chiedere a un esperto di settore, il conosciuto Paolo Rossi, classe ’83, genovese e appassionato di lupi sin dalla giovane età. Dopo un diploma in agraria e una tesi afferente nel 2003 “Il ritorno del lupo nell’Appennino ligure” si è dedicato allo studio specifico continuativo e all’analisi sul campo. Inizialmente assistito da svariati esperti specialisti, biologi in maggioranza, dal 2010 ha documentato l’espansione naturale del lupo e di altri animali selvatici attraverso la fotografia, collaborando occasionalmente con parchi, case editrici e altri interlocutori di settore. Ha organizzato workshop tematici, dedicati alle persone che desiderano conoscere, osservare/ritrarre animali in ambiente. Paolo è anche autore di progetti di antibracconaggio e convivenza tra l’uomo e i grandi predatori.
Cosa significa esser “lupologo”?
E’ un soprannome che viene dato sovente a chi studia i lupi. Io più che studiarli cerco lupi allo scopo di vederli. Sono più simile a un “luparo” che ha un biologo/naturalista (lupologo). I Lupari cercavano, aspettavano e uccidevano i lupi (era un mestiere nell’800) io invece mi limito a osservali e fotografarli. I lupari però usavano metodi per attirarli in trappola, io no, la mia tecnica è aspettarli per ore immobile in una zona che ritengo “buona”.
In cosa consiste la tua esperienza al riguardo?
Negli ultimi sei anni ho fotografato i lupi in gran parte della liguria (Beigua-Aveto-Trebbia-Alpi Liguri), un patrimonio fotografico unico. Da un anno a questa parte sto rendendo pubblico il mio lavoro e con mia grande sorpresa sto scoprendo un interesse incredibile su questa materia (mi hanno contattato quotidiani nazionali e addirittura la BBC).
Che cos’è il lupo grigio italiano?
Il Canis lupus italicus è un animale straordinario per un’infinità di motivi, ma se vogliamo basarci sulla scienza e non divagare troppo, possiamo dire che il lupo è un animale di grandissima importanza dal punto di vista ecologico, soprattutto perché equilibra le popolazioni di ungulati predandole attivamente: ad esempio se un lupo uccide un camoscio che soffre di cheratocongiuntivite, uccide un animale debole e che potrebbe contagiare tutta o gran parte della sua specie. Uccidendone uno ne salva molti!
Ricordo ancora la scheda “Sip” con il lupo in estinzione, un buco da meno di 500 esemplari. Qual’è oggi la situazione?
Si negli anni ’70 potremmo aver toccato un minimo di 200-300 lupi e forse anche di meno. Oggi il lupo in generale sta bene, se ne stimano (dati ufficiosi) tra i 1.500 e i 2.000 esemplari. A questi bisogna aggiungere i nostri straordinari giovani lupi pionieri. Che per trovare un nuovo territorio e una nuova compagna/o si dirigono in tutta europa e a volte, vi ci stabiliscono (Germania, Francia, Spagna, Svizzera, Slovenia, ecc…)
Perché era stata considerata la possibilità di un abbattimento selettivo?
Nel recente piano di gestione lupo (discusso rimandato e chissà che fine farà!) solo in casi eccezionali, attraverso una deroga, era stata ammessa la possibilità di abbattere alcuni lupi problematici. Solo in casi eccezionali.
Vantaggi e svantaggi?
I pastori “in gamba” che si attrezzano con recinti e cani portano al minimo le perdite di capi causate dal lupo. I pastori son più afflitti da stupide regole e da opprimente burocrazia piuttosto che dal predatore in questione. Gli animalisti sono contro gli abbattimenti del lupo. Gran parte degli animalisti sono persone che vivono in città e che amano il lupo. I problemi sorgono in certe parti d’Italia dove certi lupi hanno ucciso (succede molto di rado) cani e gatti di animalisti, che a quel punto diventano spesso nemici del lupo.
C’è chi dice che senza quella legge aumenterà il bracconaggio mentre altri che senza un branco di lupi, gli animali singoli attaccheranno prede più facili e quindi il gregge. Che cosa ne pensi?
Si esatto c’è questo rischio. Se si spara ai lupi sbagliati (adulti) i giovani potrebbero (colti da inesperienza) uccidere più domestici del solito. E poi distinguere un giovane da un adulto è molto difficile e chi lo farebbe oggi?! Per non parlare dei costi della caccia al lupo: in Svizzera abbattere un solo lupo è di recente costato 40.000 euro (22 persone a braccarlo per due settimane).
Quali sono le abitudini del lupo in Italia?
Il lupo ha comportamenti variegati e per certi versi dalle sfumature ancora molto poco conosciute. Personalmente mi piace sempre rimarcare la straordianaria e necessaria capacità del lupo di oziare. Di notte cacciatore spietato e di giorno una creatura capace di rilassarsi per ore e ore con gli altri membri del suo nucleo familiare (dormendo, giocando, digerendo, ecc…)
Hai composto un bel volume: “Lupi estremi”. Parlaci del libro
E’ un “potente riassunto” del mio lavoro fotografico sui lupi in libertà dal 2010 a oggi. Tutte le fotografie pubblicate sono state ottenute esclusivamente in condizioni naturali sulle Alpi e nell’Appennino (Italia) e ritraggono animali liberi. Durante il lavoro di campo ho sempre cercato di adottare un comportamento responsabile, ad esempio senza fotografare mai lupi in zone sensibili come “randez vous” o tane. Le foto impresse nelle pagine sono frutto di appostamenti di molte ore o addirittura di alcuni anni e per ottenerle non ho utilizzato nessun tipo di attrattivo, neppure carcasse di animali uccisi dai lupi.
I lupi liguri sono pochi, vivono in territori ripidi e boscosi, sensibili e capaci nello sfuggire all’uomo (il bracconaggio è molto presente il liguria) insomma, fotografarli è stata una vera impresa.
Come si svolge un tuo workshop?
In pratica nei miei workshop accompagno le persone nel mio mondo, i partecipanti si devono comportare come un fotografo di lupi se vogliono avere possibilità di avvistarne. La durata è di un giorno e mezzo, ci addentriamo nel territorio dei lupo appostandoci al tramonto tra faggi e praterie (pochi partecipanti), dormiamo “dove troviamo” e poi di nuovo appostamento all’alba (almeno due ore). Nelle ore seguenti relax per ritrovare energie fisiche e mentali… e poi gran finale con l’ultimo tramonto in attesa dei lupi (due/tre ore). Vederli è quasi impossibile, ma il miracolo è già successo (a giugno scorso un lupo è spuntato molto vicino a noi). E se non vediamo loro, possiamo comunque vedere altri splendidi selvatici liberi.
Come hai iniziato ad andare in montagna?
Con il papà, ricordo da bambino che andavamo a fughi, forse è da li che ho iniziato a nutrire la passione del “cercare e trovare”.
Come vivi la montagna?
La vivo attraverso il mio lavoro e la mia passione. La vivo in modo originale perché in montagna non pratico uno sport, né una vera e propria camminata. Anzi il contrario, sto immobile per ore mimetizzato nella vegetazione e in totale silenzio. Spesso quelli che praticano trek, bike o altro mi scorrono vicino senza accorgersi di me. In quei momenti mi illudo di essere un po’ lupo: animale elusivo che c’è ma che nessuno vede.
Cosa auspichi per il futuro dei lupi?
Auspico che ogni categoria sia sempre di più tollerante e responsabile verso questo utile e affascinante animale. Che i pastori adottino cani e recinti (funzionano nel 95% dei casi). Che i cacciatori non si sentano in competizione per quel che riguarda la caccia al cinghiale poiché come dice lo zoologo Marsan: i predatori non condizionano mai il numero di prede, è sempre il contrario. Auspico che gli animalisti o altri gestiscano bene i propri cani (i cani-lupoidi non devono girare liberi per non essere uccisi dai lupi o per evitare accoppiamenti coi lupi), se proprio non volete tenere al guinzaglio i cani almeno educateli a stare molto vicino a voi. Vorrei che la moda di desiderare lupi o pseudotali in casa finisse presto, amiamo il lupo perché è libero e utile all’ambiente invece che desiderare di accarezzarlo e farlo nostro per mostrarlo agli amici e al mondo. Vorrei che la mia categoria (fotografi) avesse meno smania di fare fotografie i lupi a qualsiasi costo, disturbando zone sensibili come “tane o randez vous”.
Cosa diresti a un giovane che si interessa all’argomento?
Direi a lui di trovare i migliori esperti sulla materia lupo che ci sono in Italia (naturalisti, biologi genetisti, fotografi) e di seguire i loro consigli su come trasformare una semplice passione in un lavoro appassionante.
Per informazioni relative a Paolo Rossi: Sito e Facebook
Christian Roccati
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