Allenamenti sul ghiacciaio.
Partenza da Genova, salita su uno o più 4000, merenda… ritorno a Genova, lavoro.
Un programma semplice, che di anno in anno mi ha permesso di andare in sicurezza a vivere avventure e di respirare l’aria di casa mia, anche se mi trovavo lontano e impegnato mentalmente nel progetto di turno a cui dedicare tutto me stesso.
Mattoncini nel ponte invisibile verso le stelle nei miei sogni.
Progressione lenta o veloce, recupero da crepaccio con paranco per compagno collaborativo in due modi, auto risalita e auto recupero, paranco con moltiplicatori, rescue e first aid per compagno non cosciente, camera termica, sosta semplice e corpo morto, nodi a palla, cresta, chiodi, glaciomorfologia, longe slegabili, seracchi, crepacci, zero termico, pressione e finestra… ecc… ecc…
Tanti concetti, sempre gli stessi, ma con tecniche in evoluzione. Equipaggiamento continuativamente migliorato.
“Perché tutto rimanga com’è, tutto deve cambiare”
Proprio qui sta il punto… davvero è solo questo? Davvero solo l’addestramento, il prossimo obiettivo, la prossima vetta o immersione o grotta o parete o avventura o esplorazione che dir si voglia?
Non è così: non lo é ora, non lo é mai stato.
Quando sento dire che la montagna non è più maestra di vita, penso che sia un falso storico. La Montagna è e resterà sempre la nostra Maestra, semplicemente oggi s’intende qualcosa di differente con “montagna”.
Non voglio essere retorico, ma solo semplice.
Semplicemente ero in grado di stupirmi, di emozionarmi per il milionesimo respiro “frizzante” e semplicemente non posso fare a meno ora di continuare a farlo, di commuovermi per una grande madre bianca e nera.
Ho salito e sceso queste cime con gli sci, con il sole, a piedi, nella nebbia, per cresta, in concatenazione, in velocità, con calma …e in molti altri modi. Ogni volta è una scoperta, ogni volta è un’emozione.
Non ho mai smesso di addestrarmi… ciò sarà sempre e solo un mezzo, mai un fine.
Sport, nobiltà e onore puro: ma un mezzo per un fine trascendente, artistico, di elevazione spirituale.
Un passo in più nel ghiaccio bianco, con gli scarponi che si spaccano dopo 300 metri… eppure salita e discesa da una punta e miliardi di emozioni e sorrisi a ogni passo.
Un metro più vicini alla Groenlandia e alla sua calotta artica, alle prossime immersioni e pareti, alle vette da 5000 metri in su che attendono silenti. Un respiro più vicini al cielo, con il cuore che accelera nella troposfera, nell’unico posto in cui non può non essere.
(…)
…e poi vogliamo parlare della meritata merenda finale?
Christian Roccati
SITO – Follow me on FACEBOOK