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11 Gennaio 2015

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Ricordi

Qualche anno fa m’impegnai alla stesura di una nuova guida di camminate e ferrate in Valle d’Aosta. Al contrario di ora non avevo un equipe con cui lavorare e dovetti ripetere ogni giro da una a quattro volte per poter davvero dare un servizio affidabile, spesso nelle condizioni peggiori.

ESCURSIONISMO bionaz giro tre laghi

Quello era sempre il mio modus operandi, che mi portava a rischiare moltissimo. Ad esempio se in un libro di ciaspole avessi consigliato di evitare un tour con pericolo valanghe superiore al livello 2, personalmente sarei andato a ripeterlo preventivamente, con un rischio decisamente più elevato. Mi mettevo nella condizione del lettore che non mi ascolta per mantenere o eliminare direttamente il percorso.

Una delle uscite mi portò una mattina a ripetere una ferrata nota, facile e di grande sviluppo, dovendo affrontare una tempesta violenta e sopravvivendo a fatica, non volutamente. Mi concessi vacanza il pomeriggio, ma quell’ironico del sole decise di spuntare e io mi dovetti alzare dal divano su cui mi ero adagiato post doccia calda…

Ricordo che partii nel tardo pomeriggio sotto un cielo tinto d’indaco per risalire gli sfasciumi vicini a casa mia spostandomi di lago in lago sino a raggiungere la quota tremila. Dopo aver salutato i gracchi, i signori del cielo, volai a valle sulle mie ali terrene, iniziando una gara con le tenebre.

La competizione era con l’ombra delle montagne che a corollario mi sovrastavano, che sfrecciava verso il basso al calar della notte. Quell’egida segnava il mio tempo di ritorno non avendo con me una luce affidabile per vicessitudini capitate in giornata.

Arrivai alla macchina, presso la grande diga, giusto con il crepuscolo serale. Una coppia di amanti usava la seconda metà della vita per gioire sul bordo delle acque. Una ragazza risaliva la faticosissima strada oltre l’ultima luce diurna. E poi v’ero io.

Scesi allo chalet con il sorriso sul volto, sentendomi un poco Peter, ma molto più Pan. Anche quel giorno all’inseguimento di qualcosa di invisibile eppure esistente… Il confine nero dell’ombra testimoniava i sogni di quelle montagne su cui ancorra corrono linee mai scalate, creste e pilastri come rughe sulla faccia di Gea. Scesi sul confine del tempo e del rischio, su molti confini.

Scesi su una lama di rasoio che certificava l’esistenza di molti mondi che pochi avvertono e ancor meno percepiscono. Tornai a casa, fortunato, ancora una volta senza poter riavvolgere l’ombra, ma solo darle un immenso peso, perché quegli istanti non andassero persi.

Christian Roccati
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