Le nuvole corrono veloci, spinte da un vento che soffia teso da Nord. Non è il tipico tempo che ti aspetteresti a Rimini, così come non ti aspetteresti una parete verticale di arenaria piazzata proprio lì, tra le sue dolci colline e le sue campagne colorate. La falesia di Maiolo sorge sopra l’omonimo paese, quasi a fare da sentinella su buona parte della Valmarecchia e sui suoi castelli medievali.
Carichiamo l’attrezzatura sulle spalle e iniziamo a percorrere il sentiero di cresta che taglia i calanchi, fino a raggiungere la base delle pareti. Superiamo lo storico settore iniziale di Maiolo e qualche centinaia di metri dopo ci ritroviamo di fronte ad una parete di arenaria compatta, simile alle più note pareti di gritstone Inglesi. È qui che qualche anno fa in Samuele nacque una visione.
Bastano pochi metri di roccia per disegnare una linea con gli occhi e immaginare di poterla salire. Serve però uno sforzo maggiore per decidere di non chiodarla, affidando la propria sicurezza a protezioni mobili quali nut e piccoli friend, in certi casi sporadici e non troppo sicuri. Probabilmente qualcuno si chiederà “Perché?”, ma la risposta, più che a parole, la si dovrebbe ricevere sotto forma di emozioni e di sensazioni.
L’idea di avventura è spesso associata unicamente a spedizioni in terre remote, alle grandi pareti o a luoghi inospitali, ma che cos’è se non qualcosa capace di farti vivere esperienze fortissime e di arricchirti come persona? Maiolo è la nostra micro avventura, il pretesto per trasformare un’ordinaria giornata in un profondo viaggio interiore. Staccare i piedi da terra e partire per quei 15 metri di arenaria verticale equivale a far viaggiare la mente oltre i confini più remoti.
Ognuno di noi può vivere la sua micro avventura indistintamente dal luogo in cui si trova e dalle capacità tecniche che possiede. Cercare di fotografare quell’animale schivo che tanto amiamo, risalire il letto di un torrente per scoprire le sue cascate nascoste, rincorrere il sole per vederlo sorgere da quel punto così panoramico. L’avventura è il motore della scoperta, il simbolo di chi vive ogni attimo con curiosità e fame di ignoto.
Esistono anche esperienze che nonostante siano a portata di mano necessitano di una forte presa di coscienza. È il caso di certe linee a Maiolo, dove corpo e mente devono essere perfettamente allineati per raggiungere l’obbiettivo: riuscire a scalare quella che è nata come una semplice visione.
Quando il grido di Samuele rompe il silenzio è come se tutti noi lì presenti avessimo vissuto la sua stessa avventura. Dopo avere trattenuto il fiato per quei pochi minuti esplodiamo in attimi di gioia, perché in fin dei conti i sogni di un amico contagiano pian piano anche chi gli sta vicino.
Con il sole che tramonta, lasciamo questo posto fatto di idee, sogni e amicizia. Le luci del castello di San Leo si accendono mentre il blu del cielo diventa sempre più profondo. Qui, tra qualche collina e qualche calice di vino, abbiamo trovato la nostra avventura, quella capace di farci sentire vivi e connessi con il mondo che ci circonda. Ogni avventura termina così, con la consapevolezza di essere cresciuti, ma di avere sempre qualcosa di nuovo da imparare dalla prossima esperienza.