Moro: “La montagna che proveremo a scalare è la più alta di tutta la Siberia orientale e si chiama Pik Pobeda, di 3003 metri. Mai nessuno l’ha salita d’inverno e immagino senza grosse difficoltà il perché…”
E’ prevista per il 22 gennaio, la partenza della nuova spedizione alpinistica invernale di Simone Moro e Tamara Lunger. La cordata è diretta in Siberia e tenterà la salita del Pik Pobeda (3.003 m), la montagna più alta della Siberia orientale.
Con loro il fotografo Matteo Zanga ed il reporter italo/russo Filippo Valoti Alebardi. La logista sarà curata in loco da Oleg Sayfulin.
Così l’ha annunciata poco fa, Simone Moro, sulla sua pagina facebook:
“Quella dell’inverno 2018, sarà una spedizione nella remota e freddissima regione montuosa della Siberia chiamata Chersky Range. Queste sono le regioni classificate come le più fredde del pianeta e le limitrofe città di Oymyacom e Yakutsk, si contendono tutti gli anni il record dei centri abitati più freddi del mondo. Lo chiamano il Polo del Freddo e queste infinite distese di montagne molto vicine al circolo polare artico, sono territorio perfetto di esplorazione e solitudine. In inverno, anche a causa delle poche ore di luce, sembra davvero un luogo impenetrabile ed inumano.
La temperatura più fredda registrata ufficialmente nel centro abitato è stata di -71,3 C° (-96,34 F°). Non oso pensare come sarà sulla granitica montagna che vogliamo esplorare nella stagione più glaciale dell’anno… Sarà un viaggio lunghissimo dall’aeroporto di Bergamo Orio al Serio al campo base, non privo di ostacoli e difficoltà. Anche una piccola comunità nomade e le sue renne ci saranno d’aiuto nella parte finale del viaggio. Per questo il viaggio che ci accingiamo a compiere sarà anche un’esplorazione umana, entrando in contatto con gente che da secoli vive e convive con il freddo più intenso e un’esistenza davvero al limite.
La montagna che proveremo a scalare è la più alta di tutta la Siberia orientale e si chiama Pik Pobeda, di 3003 metri. Mai nessuno l’ha salita d’inverno e immagino senza grosse difficoltà il perché…” (Simone Moro)