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26 Novembre 2018

Climbing · Vertical · Resto del Mondo

Simone Pedeferri e Matteo Della Bordella aprono “Vacanze (R)omane” nella Penisola Arabica

Vacanze (R)omane. Fonte: ragnilecco.com

La nuova via sulla parete Nord del Jabel Kawr, è lunga 450 metri, con difficoltà fino all’8a e 7b/7b+ obbligato

A nove anni dalla prima e ultima spedizione insieme, in Groenlandia, i due “Ragni” Simone Pedeferri e Matteo Della Bordella (presidente del gruppo alpinistico lecchese), aprono “Vacanze (R)omane”, una nuova e dura via nelle montagne della Penisola Arabica: 450 metri, con difficoltà fino all’8a e 7b/7b+ obbligato.

Con loro, nell’Oman, anche Arianna Colliard (compagna di Della Bordella) e Stefano Caligiore.

Ci sono volute 4 giornate al team per aprire la via ed una quinta è servita per liberarla.

Arianna Colliard, Stefano Caligiore, Matteo Della Bordella, Simone Pedeferri. Foto: A. Colliard

“Nove anni fa, in Groenlandia, io ero poco più che un ragazzino con tanta motivazione ed irruenza – scrive Della Bordella nel relazione di viaggio – lui era già uno scalatore maturo, con un suo stile di vita e di scalata e con un livello incedibile. Non so se glielo ho mai detto direttamente, ma quella spedizione fu per me un’esperienza unica, di confronto e di crescita alpinistica e personale, e sono realmente grato a Simone per tutto ciò che mi ha trasmesso in quel viaggio.Confrontarsi e legarsi insieme a lui dopo tanto tempo è stato sicuramente, oltre che divertente, interessante. Penso che in parete fossimo molto più in sintonia di nove anni fa e, sicuramente, più in accordo sulle decisioni da prendere, tuttavia da Simone penso di avere ancora parecchio da imparare, soprattutto nella chiodatura dei tiri.”

Matteo Della Bordella sul tiro chiave di “Vacanze (R)omane” sul Jabel Kawr, Penisola Arabica. Foto: Stefano Caligiore

“L’idea comune era quella di aprire una bella ed impegnativa via di arrampicata, sullo stile di quelle del Wenden, prediligendo una ricerca dei tratti di roccia più compatti ed attraenti per la scalata libera piuttosto che il fatto di seguire linee di debolezza della parete, salibili magari con uno stile più pulito, ma a scapito di difficoltà, esposizione ed arrampicata.”, spiega Matteo

Il report completo della spedizione