Maggio da record sul “Tetto del Mondo”
885 alpinisti hanno scalato la montagna più alta del pianeta lo scorso mese. In 11 hanno perso la vita.
Battuto il record dello scorso anno di 807 vertici, nonostante una breve finestra meteorologica che ha causato ingorghi ai colli di bottiglia, diventati in alcuni casi fatali.
L’Everest, al confine tra Nepal e Cina, ha visto 644 vertici registrati dal versante Sud, lo hanno confermato ieri le autorità, 81 in più rispetto all’anno scorso. Altri 241 hanno raggiunto la vetta dal versante Nord del Tibet, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa ufficiale Xinhua, tre in meno rispetto all’anno scorso.
Almeno quattro dei decessi avvenuti in questa stagione – la più mortale dal 2015 quando devastanti terremoti hanno innescato valanghe che hanno spazzato via i campi degli alpinisti – sono stati causati dal sovraffollamento.
Un ingorgo ha costretto i team a fermarsi per ore a temperature gelide, in coda per raggiungere la vetta dell’Everest (8.848 metri) e scendere, aumentando il rischio di congelamento, mal di montagna e di esaurimento dei livelli di ossigeno supplementare.
Gli esperti hanno riferito che troppi di questa ondata di turisti-alpinisti erano mal preparati e inesperti. Alcuni hanno chiesto il taglio del numero di permessi di scalata, o standard più severi per le guide.
L’alpinismo in Nepal è diventato un affare redditizio da quando Edmund Hillary e Tenzing Norgay hanno effettuato la prima salita dell’Everest nel 1953 ma, sotto pressione, il Nepal ha istituito un comitato per raccomandare modifiche ai suoi regolamenti.
“Tutti i problemi verranno esaminati per rendere la montagna più sicura, salvaguardare i posti di lavoro e mantenere pulita l’industria dell’alpinismo”, ha dichiarato a AFP Dandu Raj Ghimire, capo del dipartimento del turismo del Nepal.