Finora, solo inondazioni, incendi e due arresti avevano determinato la chiusura del Parco. Adesso anche una pandemia
La chiusura del Parco nazionale Yosemite, per la pandemia di coronavirus non è giunta inaspettata.Tuttavia, il climber Greg Murphy ha dichiarato a Rock and Ice: “Anche se fosse rimasto aperto, penso che la cosa responsabile sarebbe stata quella di posticipare qualsiasi viaggio fino a quando le cose non si fossero sistemate”.
La Yosemite Valley è una mecca dell’arrampicata in tutto il mondo e l’area più visitata del parco.
Il Governo degli Stati Uniti, a partire da venerdì 20 marzo, ore 15:00, ha imposto la chiusura del Yosemite National Park fino a nuovo avviso, con eccezione per i residenti delle comunità interne e per i dipendenti del National Park Service (NPS) o dipendenti di alcuni partner, come l’ufficio postale, Yosemite Hospitality e Yosemite Conservancy.
Poche volte il parco è rimasto chiuso. E’ accaduto in occasione della disastrosa alluvione del 1997; per un incendio nel 2014 che ha visto chiudere alcune aree del Parco e, nel 2018, per un fine settimana e successive due o più settimane, rispettivamente, per le inondazioni e l’incendio di Ferguson. Anche due arresti ne avevano determinata la sua chiusura.
Campo 4, il vivace camping di scalatori internazionali, che ospita il famoso sito di ricerca e salvataggio, è attualmente vuoto. Il sito stagionale di ricerca e salvataggio, operativo da aprile a novembre circa, è composto dall’abile brigata di volontari-alpinisti fondata nel 1970 dai principali scalatori di Yosemite, Jim Bridwell e John Dill dell’NPS. L’altro braccio comprende i ranger professionisti che vivono e lavorano a tempo pieno nel parco.