“Solo poche settimane fa stavo tornando dalla mia terza spedizione in Patagonia. Sebbene avessi sentito parlare della diffusione del coronavirus, non avrei mai potuto prevedere cosa avrei visto una volta tornato.
Quando non arrampico sono un pompiere a Madrid, la città che in Spagna è diventata l’epicentro del contagio. Quando sono tornato, mi è stato presentato lo scenario più difficile con il quale avrei mai potuto farmi pensare, dopo gli attacchi terroristici a Madrid. Solo pochi giorni fa, abbiamo estratto i corpi di 20 anziani da un unico edificio. Situazioni come questa scuotono la mente e il cuore. Come pompiere sono abituato a gestire incidenti, disastri naturali e persino attacchi terroristici, ma questa volta tutto è diverso. Stiamo combattendo contro un nemico invisibile, che raccoglie vittime con un tasso spaventoso se paragonato agli attacchi di Madrid. Se altre calamità, naturali e non, generano eventi distruttivi che durano un giorno, il virus corona ci costringe a rimanere in prima linea ininterrottamente. Abbassare la guardia significa rischiare di infettare se stessi e gli altri. Sono circostanze senza precedenti, per fortuna rare, ma influenzano la vita di tutti.
Nella mia caserma ci sono 30 pompieri. Di solito l’ambiente è gioviale. Salutiamo, stringiamo la mano, scambiamo battute. Ora l’atmosfera è surreale e carica di tensione. Le distanze sono mantenute. L’altro rappresenta un pericolo. Non c’è tempo per la paura. Dobbiamo agire. Nessuno sa cosa accadrà il prossimo minuto, le prossime ore, i prossimi giorni. Nonostante la fatica e la preoccupazione, avanziamo spinti da una strana forza che ci pervade. Continuiamo a remare, anche se contro corrente. La resa non è un’opzione.
Ancora una volta, questa situazione estrema mi fa capire quanto amo il mio lavoro. Combatto insieme ai miei colleghi e nella mia mente gli ampi orizzonti della Patagonia si restringono seguendo il profilo dei tetti di questa Madrid sofferente. L’adrenalina e la paura si alternano a una breve soddisfazione e la speranza è sempre viva, in attesa di qualche segno di miglioramento. È come essere in montagna: a volte la vetta sembra vicina, altre così lontane. Dicono che tutti gli eventi hanno un significato. Credo che la Terra, attraverso questa pandemia, ci abbia costretto a fermarci per permetterle di respirare.
Dicono che tutte le battaglie portano frutto, anche quando siamo sconfitti. Questa sfida ha messo alla prova il nostro coraggio, la nostra forza interiore, la nostra adattabilità, ma soprattutto il nostro senso di responsabilità. Ogni azione conta.
Ci ha dato un senso di gratitudine che ci costringe a ringraziare per essere vivi. Una gratitudine vissuta solo quando la salute è messa a rischio. Le cose che in precedenza avevamo dato per scontate hanno acquisito un nuovo valore. Iniziamo a divertirci oggi, piuttosto che rimandare a domani.
La gratitudine mi porta ad aggrapparmi ai miei piani per il futuro. Immagino il momento in cui sentirò di nuovo il vento sul mio viso. Quando tutto sarà finito, riprenderò il mio allenamento e mi preparerò per la spedizione del prossimo anno a Fitz Roy, prevista per gennaio 2021. Tornerò di nuovo in Patagonia con lo stesso entusiasmo e sono sicuro che mi godrò la scalata con maggiore intensità.”
Pedro Cifuentes – Ambassador Zamberlan
INFO: Zamberlan