La sera del 9 ottobre 1963 una frana fece esondare la diga del Vajont causando la morte di oltre 2.000 persone. Il film di Luigi Di Gianni, da oggi in streaming sulla piattaforma AdessoCinema, documenta la tragedia
“In Italia c’è un nome in più da ricordare: Longarone. Qui, la notte del 9 ottobre 1963, una colonna d’acqua alta 100 metri e poi … la fine, in un oceano di fango e macerie”. Si apre con queste parole il documentario “La tragedia del Vajont”, realizzato dal regista, sceneggiatore e documentarista napoletano Luigi Di Gianni, all’indomani del disastro che 57 anni fa uccise quasi duemila persone.
Il prezioso documento conservato alla Cineteca del Friuli sarà disponibile da oggi 9 ottobre per la visione in streaming sulla piattaforma AdessoCinema condivisa dalla Cineteca con il Visionario e Cinemazero (in collaborazione con Tucker Film).
Il disastro del Vajont
E’ stato un disastro ambientale ed umano verificatosi la sera del 9 ottobre 1963, nel neo-bacino idroelettrico artificiale del torrente Vajont nell’omonima valle, dovuto alla caduta di una frana dal soprastante pendio del Monte Toc nelle acque del bacino alpino realizzato con l’omonima diga; la conseguente tracimazione dell’acqua contenuta nell’invaso, con effetto di dilavamento delle sponde del lago, coinvolse prima Erto e Casso, paesi vicini alla riva del lago dopo la costruzione della diga, mentre il superamento della diga da parte dell’onda generata provocò l’inondazione e la distruzione degli abitati del fondovalle veneto, tra cui Longarone, e la morte di 1917 persone. Le cause della tragedia, dopo numerosi dibattiti, processi e opere di letteratura, furono ricondotte ai progettisti e dirigenti della SADE, ente gestore dell’opera fino alla nazionalizzazione, i quali occultarono la non idoneità dei versanti del bacino, a rischio idrogeologico