Il “Re degli Ottomila” si congratula con i nepalesi per il successo invernale sul K2
Queste le riflessioni di Reinhold Messner sulla prima salita invernale del K2 firmata sabato scorso dagli alpinisti nepalesi. Le ha raccolte Alessandro Filippini nel suo blog su La Gazzetta dello Sport:
“Nirmal Purja, Mingma Gyalje e i loro compagni sherpa hanno dato una grande dimostrazione delle capacità acquisite dai nepalesi. Proprio come era avvenuto sulle Alpi con le guide, che sul finire dell’Ottocento seppero rendersi autonome dai signori che avevano fin lì accompagnato sulle cime, ora gli sherpa hanno dimostrato di essere capaci di tutto, almeno per quel che riguarda l’alta quota. Ed è significativo che questa grande impresa sul K2, con un vero gioco di squadra l’abbiano compiuta nell’anno del centenario della prima spedizione all’Everest. Nel 1921 gli sherpa erano solamente dei portatori e dei servitori dei britannici, che cercavano di conquistare il terzo Polo dopo essere stati preceduti nella ‘conquista’ dei primi due. Adesso gli sherpa sono in grado di prendere totalmente in mano l’attività alpinistica sulle loro montagne, come ha ben dimostrato un altro fatto importante: è uno sherpa il capo spedizione, Chhang Dawa. Che è anche proprietario, con i suoi fratelli, dell’agenzia commerciale che ha organizzato tutta la logistica. L’Himalaya è, giustamente, dei nepalesi ormai. La grande visione di Nirmal Purja, che sembrava un suo sogno impossibile, è realtà. Mi auguro che presto anche gli alpinisti pakistani sappiano ottenere la stessa ‘autonomia’ in Karakorum.
“Intanto Nims, che due anni fa aveva chiuso l’era della collezione degli Ottomila, ora ha chiuso anche quella delle invernali sulle 14 montagne più alte della Terra. Una moda destinata ad essere dimenticata, come avvenne sulle Alpi dopo il boom che le invernali avevano avuto negli Anni 50-60. Una moda nata per mancanza di fantasia. Come negli anni successivi avvenne sulle nostre montagne, anche in Himalaya e in Karakorum le nuove generazioni di forti alpinisti cercheranno vie nuove e più difficili, o salite con uno stile più moderno e leggero e anche nuove montagne. Ce ne sono tantissime ancora da salire”. (Reinhold Messner)