Akbar e Imtiaz, hanno preso parte al tentativo di salvataggio di Tom Ballard e Daniele Nardi sul Nanga Parbat nel 2019
Da quasi 40 ore, il campo base della seconda montagna più alta del mondo, non ha più notizie dell’islandese John Snorri e dei suoi compagni di cordata, il pakistano Muhammad Ali Sadpara e il cileno Juan Pablo Mohr, dispersi sul K2 (8611 m) da ieri mattina.
Due bravissimi scalatori pakistani, stanno combattendo contro i forti venti del K2 per individuare e portare in salvo i tre dispersi. Sono Akbar e Imtiaz – sono del villaggio di Ali Sadpara – e hanno preso parte al tentativo di salvataggio di Daniele Nardi e Tom Ballard sul Nanga Parbat nel 2019. Sono arrivati al Campo Base questa mattina con elicotteri dell’esercito.
A Skardu, altri due alpinisti pakistani, Ali Raza e Ali Muhammad, sono pronti ad intervenire.
Le ricerche e i soccorsi sono stati attivati dalle famiglie di John Snorri e Ali Sadpara, dalla compagna di scalata di John sul K2, Vanessa O’Brien, dall’esercito pakistano e dai ministeri degli esteri di Islanda e Pakistan, con il contributo di Pakistan Army Aviation e High Altitude Porters.
Se il tempo lo permetterà, domani i soccorritori faranno un ultimo tentativo.
Dawa Sherpa ha confermato l’arrivo al Campo Base di Sajid Sadpara (figlio di Ali Sadpara), ma non ha fornito dettagli sulle sue condizioni.
Si attendono notizie anche sugli altri dei membri della spedizione di Seven Summit Treks, alcuni dei quali avrebbero riportato congelamenti.
Sajid Ali Sadpara safely arrived to the Basecamp. 🙏 #k2expedition #k2winter #sst
— Chhang Dawa Sherpa (@ChhangDawa) February 6, 2021
Considerazioni
Jacek Teler, ha analizzato per ExplorersWeb le poche informazioni disponibili, nel tentativo di capire cosa potrebbe essere successo agli alpinisti dispersi.
I tre sono partiti dal Campo 3 verso mezzanotte e, secondo Sajid Sadpara, erano a 8.150 metri alle 10 del mattino del 5 febbraio. Pertanto, hanno impiegato due o due ore e mezza in più rispetto alla squadra nepalese (la prima a realizzare l’invernale sul K2, il 16 gennaio scorso) per raggiungere tale quota.
“Solo da Sajid è possibile sapere se ogni membro del del team ha usato O2 supplementare e, se lo hanno fatto, di quante bombole disponevano, quanto velocemente hanno affrontato il Collo di Bottiglia e se avevano stabilito un termine per rientrare”, ha affermato Teler. “Sulla base del ritmo di salita stimato, probabilmente, potrebbero aver raggiunto la vetta al buio”. “Inoltre, il grande seracco protegge gli scalatori dal vento, che colpisce gli alpinisti a tutta forza alla fine del traverso “, ha osservato Teler.
Ieri il vento avrebbe dovuto intensificarsi progressivamente nel pomeriggio e le temperature scendere al di sotto di quelle del 16 gennaio, durante la spinta al vertice nepalese.
“Per concludere, ci sono due opzioni: se sono tornati indietro a causa del vento (intorno alle 14 o alle 15 di ieri) sarebbero dovuti tornare al Campo 3 prima di mezzanotte. Ma, se nulla ha impedito loro di raggiungere la vetta (vento debole, abbastanza ossigeno, abbastanza luce ecc.), allora avrebbero dovuto scendere al Campo 3 questa mattina. Se ce l’hanno fatta, il loro destino dipende SOLO da loro stessi. Né gli elicotteri né gli scalatori via terra possono aiutarli al di sopra del Campo 3. L’aumento dei venti sta rendendo la situazione estremamente pericolosa “.
Fake news
Nella notte, sono state divulgate fake news dai media pakistani. Annunciavano che i tre alpinisti avevano raggiunto la vetta del K2 e stavano scendendo. Le notizie sono poi risultate false.