Candele accese a Skardu in tributo ai tre scalatori scomparsi sul K2
In Pakistan, le spedizioni alpinistiche invernali sono terminate, ma continuano a risuonare gli echi di una stagione senza precedenti.
I venti e le abbondanti nevicate hanno spinto la squadra polacca impegnata sul Laila Peak a fare le valigie con un po’ di anticipo. Il pericolo di valanghe ha interrotto la loro spinta alla vetta e le condizioni non miglioreranno prima dalla fine dell’inverno meteorologico.
Nel frattempo, il popolo pakistano sabato scorso, ha illuminato le strade di Skardu accendendo migliaia di candele, in omaggio al nuovo eroe nazionale Muhammad Ali Sadpara, all’islandese John Snorri e al cileno Juan Pablo Mohr. Tutti e tre sono stati ufficialmente dichiarati morti pochi giorni fa.
Le autorità del Gilgit-Baltistan hanno intitolato ad Ali Sadpara l’aeroporto di Skardu e la scuola militare della città, annunciando anche il sostegno alla sua famiglia e al suo villaggio natale. Il ministro della regione, Raja Sanir Ali Khan, ha rivolto parole di elogio nei confronti di suo figlio, Sajid Sadpara.
I famigliari di Juan Pablo Mohr sono arrivati in Pakistan dal Cile per una breve cerimonia in suo ricordo. L’italiana Tamara Lunger, ancora a Skardu, si è unita a loro.
I lati oscuri dell’invernale al K2
Gli alpinisti sono rientrati nei loro paesi di origine ma le informazioni su quanto accaduto sul K2 quest’inverno, sono ancora scarse.
Mingma G ha fornito alcuni dettagli nelle interviste rilasciate ai media, parlando delle prime fasi del tentativo di vetta e dell’accordo con Nirmal Purja e Sona Sherpa di SST per unire le loro forze e formare una squadra interamente nepalese. Ha raccontato la prima parte della scalata verso vetta, in particolare di come i 10 nepalesi sono riusciti a superare un grande crepaccio prima del Collo di Bottiglia. Alcune fonti hanno riferito ad ExWeb che gli alpinisti saliti due settimane dopo, inclusi Snorri, Mohr e i Sadpara, non sono stati informati di questo ostacolo o di come aggirarlo. Non si conoscono dettagli sul Collo di Bottiglia, sulla traversata e sulle sezioni finali. Né è chiaro come alcuni membri del team nepalese abbiano potuto attendere per molto tempo i loro compagni a -45° C per salire insieme in vetta. Nessuna foto di gruppo conferma che tutti e 10 abbiano raggiunto la cima. Recentemente, Mingma David ha condiviso una foto su Instagram che riprende il giovane Gelje Sherpa sulla Spalla, da 150-200 metri sotto il Collo di Bottiglia. Gelje è agganciato ad una corda gialla, che conferma che le corde fisse sono state sistemate durante la salita (lungo tutta la via, ha riferito Nirmal Purja).
Alcuni giorni fa, il pakistano Nazir Sabir ha apertamente accusato i nepalesi di aver recuperato le corde durante la discesa, mentre la polacca Magdalena Gorzkowska ha affemato in merito agli Sherpa che “se qualcuno li avesse seguiti durante la spinta al vertice, avrebbero tagliato le corde poiché volevano la vetta solo per sè”. Qui, il video in polacco.
I clienti di Seven Summit Treks stanno ripensando a quanto accaduto sul K2, in particolare al drammatico arrivo a Campo 3. Due alpinisti hanno subito gravi congelamenti e uno di loro è ancora in ospedale. I loro racconti stanno colmando alcune lacune, ma aprendo nuovi dubbi. Purtroppo, cinque alpinisti non saranno mai in grado di dare le loro versioni.