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Dopo un lungo e impegnativo trekking, lo scalatore pakistano Sajid Ali Sadpara ed il filmmaker canadese Elia Saikaly ieri hanno raggiunto Goro-II, nel loro terzo giorno di marcia verso il Campo Base del K2.
“E’ fantastico sperimentare la ricezione del cellulare e di Internet in questo luogo isolato. Non vedo l’ora di raggiungere il campo base del K2”, ha commentato Saijd – Gli ultimi quattro mesi sono stati molto impegnativi e la vita nella civiltà non è semplice per un alpinista. Ho iniziato a sentirmi vivo non appena sono tornato in montagna.”
La spedizione è partita domenica 27 giugno (in Jeep) per Askole, da dove è iniziato il trekking di avvicinamento al Campo Base. Previsti 7 giorni di marcia.
“Sono in Pakistan, diretto al K2, per aiutare Sajid a cercare risposte sulla scomparsa di suo padre Ali Sadpara, il nostro amico John Snorri e Juan Pablo Mohr. Questa è la nostra decima spedizione e film shoot in montagna in otto anni”, ha precisato Saikaly.
“È difficile credere che siamo tornati in Pakistan – scrive Saikaly sul suo instagram – Ed è ancora più difficile credere che non solo siamo qui, siamo riusciti a rimettere insieme la squadra com’era lo scorso inverno. Fazal, Mosin, Pasang Kaji, lo staff della cucina ed io: siamo tornati insieme. Per me era importante che coloro che hanno vissuto tutto questo in prima persona sul campo in inverno fossero lì per sostenere Sajid nella ricerca per trovare suo padre.
L’ultima volta che ho visto Sajid, lasciava in elicottero il campo base, dopo la scomparsa di suo padre Ali Sadpara, John Snorri e Juan Pablo Mohr. Lo abbiamo intervistato appena fuori Skardu prima che venisse portato via per le formalità. È stata un’intervista emozionante appena fuori dal K2 e non avevo idea di quando l’avrei rivisto.
Quello che questo giovane uomo ha passato negli ultimi 4 mesi è inimmaginabile, eppure la sua forza e determinazione traspare in ogni azione che intraprende.
Nel momento in cui sono atterrato in Pakistan, la telecamera ha iniziato a girare e sono tornato subito nel bel mezzo dell’emozione. Sajid ha gestito la conferenza stampa come un veterano esperto. Poi mi ha portato in visita a sua madre, e in seguito in un tour molto speciale nel villaggio di Sadpara dove mi ha mostrato (e dove abbiamo effettuato riprese) dove è nato suo padre. Da allora, nessuna sosta, e la partenza da Skardu per iniziare il trekking di cinque giorni verso il campo base del K2.
Il peso di ciò che ci aspetta può essere percepito da tutti, ma sembra esserci una consapevolezza collettiva inespressa che quel momento arriverà – e che per ora – ci stiamo tutti sostenendo l’un l’altro con sorrisi e leggerezza.”