Ogni replica sarà completamente gratuita per il pubblico e si terrà all’aperto
Si tiene dal 29 luglio al 6 agosto la prima edizione di “Alt(r)e vie tour”, il progetto della compagnia teatrale Mitmacher che porta lo spettacolo “I Guardiani del Nanga” negli spazi davanti i rifugi del Sentiero Roma in Valmasino e dell’Alta via della Valmalenco.
Ogni replica sarà completamente gratuita per il pubblico e si terrà all’aperto.
Il progetto nasce per unire due settori fortemente colpiti dalla crisi dovuta all’emergenza sanitaria, la cultura e il turismo, e si propone di portare il teatro “fuori dal teatro”, ovvero in montagna, per favorirne la frequentazione e la cultura della montagna stessa.
Lo spettacolo è scritto da Gioia Battista, interpretato da Nicola Ciaffoni e diretto da Stefano Scherini. La produzione è Mitmacher e Botëghes Lagazoi, in collaborazione con il Teatro del Carretto.
Otto le repliche in programma, quattro sul Sentiero Roma, in Valmasino, e quattro sull’Alta Via della Valmalenco:
Giovedì 29 luglio – Rifugio Omio ore 14:00
Venerdì 30 luglio – Rifugio Gianetti ore 14:00
Sabato 31 luglio – Rifugio Allievi Bonacossa ore 14:00
Domenica 1 agosto – Rifugio Ponti ore 15:00
Lunedì 2 agosto – Rifugio Bosio Galli ore 14:00
Martedì 3 agosto – Rifugio Gerli Porro ore 14:00
Giovedì 5 agosto – Rifugio Marinelli Bombardieri ore 14:00
Venerdì 6 agosto – Rifugio Bignami ore 14:00
Sul sito web della compagnia e sulle sue pagine social , potrete seguire il trekking del regista Scherini e dell’attore Ciaffoni, che percorreranno le tappe delle due Alte vie collegandole: pubblicheranno aggiornamenti, racconti, foto e video del loro tour, escursionistico oltre che teatrale.
Sugli stessi canali saranno date informazioni relative agli spettacoli in caso di pioggia o meteo incerto.
Lo spettacolo: I guardiani del Nanga
L’alpinismo è una disciplina che si basa sul superamento delle difficoltà incontrate durante la salita di una montagna. Il superamento delle difficoltà come disciplina: questa definizione è in qualche modo l’espressione più alta – non solo materialmente – del tentativo umano di conoscere il senso dell’esistenza. Il ‘superamento’ diventa prima atto mentale e poi fisico. Le asperità della natura sono un incentivo a mettersi in gioco, al raggiungimento dell’obiettivo. L’alpinista è tutt’altro che uno sprovveduto: mesi di studio delle carte, delle previsioni meteorologiche, la scelta accurata della giusta attrezzatura, il calcolo matematico dei percorsi, dei metri di corda, della difficoltà della pendenza e del tempo di percorrenza. In un certo senso è un metodo, un approccio, uno stile di vita. Ed è attraverso le parole di un alpinista che raccontiamo una sorta di scalata interiore, su una delle montagne più temibili della terra.
Il Nanga Parbat
Dal 1895, data del primo tentativo documentato di scalata, il Nanga ha collezionato vite e storie incredibili. Con i suoi 8126 metri al di sopra del livello del mare, è la nona cima più alta della terra, ma rimane tragicamente in terza posizione come numero assoluto di morti, e seconda solo all’Annapurna come indice di mortalità. La montagna nuda. La mangiauomini. La montagna assassina. La montagna degli dei. La montagna del destino. Sono solo alcuni dei nomi con cui è conosciuta.
I Guardiani del Nanga, sono sette uomini che hanno sfidato i propri limiti, senza arrendersi, fino alle conseguenze più estreme. Albert Mummery, Willy Merkl, Günther Messner, José Antonio Delgado, Karl Unterkircher, Tomasz Mackiewicz e Daniele Nardi sono i sognatori che sono rimasti lassù. Sono i ‘guardiani’, alpinisti eccezionali che nel tentativo di raggiungere la vetta non hanno fatto più ritorno.
L’attore Nicola Ciaffoni davanti al pubblico racconta le loro storie, le loro passioni e i loro tormenti vestendo anche i panni di una guida-portatore pakistano, una sorta di fool shakespeariano che ha il compito, attraverso l’ironia, di svelare i temi più profondi dello spettacolo: la rincorsa dei propri sogni e la volontà di superare i propri limiti “con mezzi leali”. Perché, per dirla con uno dei protagonisti, José Antonio Delgado, “la cosa migliore da fare con la morte è approfittare della vita”.