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16 Luglio 2021

Alpinismo e Spedizioni · Vertical · Resto del Mondo

K2. Elia Saikaly: “L’ossigeno mai trovato”

K2, Campo 3 Giapponese, le bombole di ossigeno dell’invernale al K2 2020-2021, ritrovate da Saikaly e Pasang Kaji Sherpa. Foto: Elia Saikaly. Fonte: facebook

Il filmmaker canadese ritrova al Campo 3 Giapponese le bombole di ossigeno destinate  a lui e a Pasang Kaji Sherpa  durante la spedizione invernale al K2 2020-2021 e mai individuate a suo tempo

Il film-maker canadese Elia Saikaly e l’alpinista pakistano Sajid Alì Sadpara sono tornati sul K2, la seconda montagna più alta del mondo.  Il loro l’obiettivo è capire cosa possa essere successo sulla montagna a Muhammad Ali Sadpara, padre di Sajid, scomparso sul K2 con i compagni di scalata John Snorri e Juan Pablo Mohr durante il loro tentativo invernale [2020-2021] alla vetta. Per Saikaly è anche l’occasione per completare il documentario di quella spedizione, come tributo ai suoi amici morti sulla montagna.

Qualche giorno fa, mentre salivano in quota, Saikaly e Pasang Kaji Sherpa (membro del team anche nella spedizione invernale),  hanno ritrovato al Campo 3 Giapponese, l’ossigeno che doveva consentire loro il superamento della sezione finale dell’invernale 2020-2021 e la produzione del documentario sul K2. [Approfondimento sul mancato ritrovamento dell’ossigeno durante l’invernale 2020-2021]

“All’epoca, rimanemmo delusi dal fatto che la posizione in cui si trovava questo ossigeno e le circostanze relative al suo posizionamento fossero vaghe e poco chiare – spiega Saikaly –  Il mancato ritrovamento dell’ossigeno segnò la fine della nostra spedizione”.

“Come volle il destino, rimanere in quella posizione, ascoltare la voce della montagna, inchinarsi umilmente e accettare la sconfitta, riconoscere che i nostri sforzi cinematografici non sarebbero stati pienamente realizzati, probabilmente ci salvò la vita – continua il film-maker canadese –  Siamo rimasti al Campo 3 Giapponese e invece di unirci ai nostri amici nella loro corsa alla vetta, ci siamo rannicchiati insieme in una tenda a -45° per la notte e siamo scesi sani e salvi.

“Avendo rinunciato più volte in montagna, prima di quell’occasione, nonostante la delusione, devo ammettere che fui enormemente sollevato. Dopotutto, si trattava dell’invernale al K2. Come dicono coloro che sono saliti in vetta [al K2]: è semplicemente inimmaginabile lassù, sopra gli 8000m. In quel momento, sapevo che PK, Fazal Ali ed io saremmo tornati a casa. […]

“Salire al Campo 3 Giapponese e scoprire queste bombole di ossigeno ci ha riportati a quella fatidica notte del 4 febbraio. Stavamo procedendo al limite delle nostre possibilità e quando abbiamo trovato l’ostacolo e tutti i segnali indicavano di gettare la spugna abbiamo immediatamente accettato la realtà della situazione. Era finita.”

“E ora le abbiamo trovate e, si spera, ancora una volta, se tutto va bene, sarà un aiuto in più per la nostra piccola spedizione di 5 persone in quota, sopra le nuvole. Un dono dalle stelle.
Saliamo in quota”, conclude il film-maker canadese.