Nuova linea di ghiaccio sul versante italiano
Sabato 20 novembre, Francesco Civra Dano e Giuseppe “Bepi” Vidoni hanno effettuato la prima salita della Cascata della Major, sulla maestosa parete Est del Monte Bianco (50, WI5, 5 – 1300 metri).
Si tratta di ‘una vera cascata di ghiaccio a 4000m, alta circa 200 metri in mezzo alla parete della Brenva’ che li ha condotti fino in cima al Monte Bianco a metà pomeriggio, per poi bivaccare al Rifugio Goûter e scendere il giorno dopo.
Dal racconto di Vidoni:
“[…] Il 20 novembre, la mattina presto ci troviamo a partire dal bivacco della Fourche con le pile frontali. Sappiamo che per arrivare all’attacco non sarà facile. Bisogna battere traccia sulla neve per passare il ghiacciaio della Brenva. I buchi con la neve fresca sopra ci fanno procedere con molta attenzione. Arrivati al Col Moore, non è di facile intuizione cercare la linea migliore sul traverso che ci porta al canale. Non fermarsi e proseguire spediti è d’obbligo, e meglio non pensare ai seracchi che abbiamo sopra la testa. La luna piena ci dà una grossa mano, e per fortuna senza intoppi arriviamo a prendere e risalire il canale che ci porterà poi dritti alla base della cascata.
Con le prime luci ci prepariamo per la salita. Il ghiaccio sembra perfetto, una vera e propria cascata! L’ambiente che ci circonda è uno dei più spettacolari che abbia mai visto. Così attacchiamo i primi tiri sul ghiaccio. Scalare a 4000 metri dei tiri di V ci richiede fatica e impegno. Il ghiaccio, pur essendo buono, a tratti era fine e le viti anche corte non entravano del tutto. La cascata è continua e per lo più verticale, ci sono poche possibilità di riposare. Con determinazione dopo cinque tiri, e circa 170 metri di salita, usciamo dalla cascata sul pendio di neve sovrastante.
Il pendio è meno facile del previsto, in quanto ci costringe a proseguire sulle punte dei ramponi perché sotto i quindici centimetri di neve si nasconde una lastra di ghiaccio. Arriviamo sotto la base del ultimo pilastro con i polpacci in fiamme, e finalmente in sosta ci riposiamo e beviamo l’ultimo goccio di acqua dalla borraccia.
Da lì, per raggiungere il Col Major e la cima del Monte Bianco, è ancora impegnativa: bisogna superare ancora l’ultimo pilastro, i seracchi e percorrere i pendii. Noi optiamo per la diretta che fecero durante la prima invernale del 1953 le guide Arthur Ottoz e Toni Gobbi, sebbene più difficile, a loro avviso costituisce realmente “la via più logica e veloce”.
Dandoci il cambio a tracciare sulla neve profonda raggiungiamo la cima a metà pomeriggio. In cima al Bianco, stanchi e provati ci stringiamo la mano contenti ed entusiasti di questa nuova salita. Così iniziamo la discesa verso il Rifugio invernale del Gouter che raggiungiamo con le ultime luci del giorno.”