Cari amici,
dopo tanta attesa ho finalmente visto il film La Casa Rossa, con regia di Francesco Catarinolo; l’opera parla della Red House, il rifugio di Robert Peroni a Tasiilaq, nella Groenlandia dell’est e le questioni relative al popolo inuit.
Il film è recentissimo, del 2021, e dura 82 intensi minuti di immersione in questa realtà estremamente particolare, toccando molte tematiche delicate e di difficile comprensione.
La fruizione mi ha toccato profondamente: capita a chiunque la veda, ma a maggior ragione ho avvertito un nodo allo stomaco, essendo coinvolto direttamente. Le tempistiche, i respiri, i rumori, sono quelli che ho imparato ad amare in quel nord libero e pieno di contrasti.
Ho lavorato alcuni anni in Groenlandia in collaborazione con Robert, mediante il tour operator Kailas, grande amico della Red House da decenni.
Su queste stesse pagine ho spinto la raccolta fondi che aveva aiutato l’esercizio e parallelamente il brand che a sua volta aveva tentato un contributo in questi anni di difficoltà per via del Covid.
Groenlandia dell’est: ho letto, vissuto, dipinto, scritto libri e articoli. Ne ho parlato in conferenze: perché non è possibile conoscere Robert, respirare un po’ quel mondo primordiale, e non rimanerne incantati. La vita nella costa orientale della Groenlandia è sempre stata estremamente difficile, ma è andata avanti senza particolari intoppi da migliaia di anni, fino al momento in cui si è presentato in massa l’uomo bianco.
Il film non mostra soltanto i panorami e i suoni di uno dei luoghi più belli e ameni al mondo, ma tratteggia anche i gradi drammi che si sono perpetrati verso il popolo inuit, le difficoltà che affronta al variare così repentino della propria vita per cause esogene e l’evoluzione che di progresso porta solo il nome.
I grandi tabù, le illusioni, il dramma dell’alcool, le violenze, i conti, l’omosessualità, la gioventù, la fame, e l’onore di un popolo che sa comunque reinventarsi ed essere più moderno che mai. E poi la Casa Rossa: il luogo dove tutto sembra realizzabile, l’occhio del ciclone in cui il vento è fermo ed è possibile osservare ogni cosa e tentare un nuovo destino.