Smart walking for smart working è nato al centro di un ciclone, in uno di quei momenti in cui comincia a cambiare tutto come la marea e allora tanto vale prendere un remo e cominciare a remare.
A maggio si è chiusa una relazione di cinque anni che da Livorno mi aveva portato in Sicilia, nell’arco di 48 ore mi sono ritrovato sul primo aereo disponibile per Pisa, spedendomi dietro gli scatoloni che mi riassumevano.
Tornato in Toscana, con la mia vita che aveva deciso di mettersi a correre da un momento all’altro, ho pensato di muovermi anch’io. Ho riassunto gli scatoloni in uno zaino e mi sono messo in cammino, sul Cammino Primitivo che da Oviedo porta a Santiago di Compostela.
“Difficile diventare adulti se non si fa un viaggio da soli. È un modo per superare la paura dell’altro e anche di sé stessi, in cui ci si trova a fronteggiare la nostalgia, si arriva alla riscoperta delle radici. Finché non fai un viaggio da solo non impari a rapportarti con gli altri.” – Paolo Rumiz
Non era il mio primo cammino, e nemmeno il secondo, ma camminare mentre la tua vita corre non è come fare trekking nel fine settimana: è una cosa che pulisce nello stesso modo in cui il cullare di una mamma pulisce un bambino che piange. Mi sono rinnamorato della lentezza del cammino, degli incontri che permette, di come quell’andare senza tempo, perché l’uomo cammina da prima del fuoco, costringa a guardare, e che bellezza è, guardare. Mi sono riabituato ad accorgermi delle stagioni, della pioggia, di cosa porto sulla schiena e di cosa avrei potuto non portare, banalità che vengono perse facilmente dietro al finestrino di un’auto.
Quando sono tornato a casa avevo ancora nei piedi quella lentezza, quell’andare dolce più per l’andare che per la meta. Ho camminato quando avevo tempo, quando non lavoravo, quando tutto quello che avevo intorno me lo permetteva, e per quanto non bastasse dovevo farmelo bastare.
Solo che la vita non aveva smesso di correre, era solo in agguato per il momento giusto.
Un’amica che non vedevo da tanto mi ha contattato a fine estate, chiedendomi di fare insieme un cammino in Umbria di una settimana. Dovevo lavorare, non potevo prendere la settimana di ferie, ma mentre pensavo di rifiutare avevo già il corpo attivato per preparare lo zaino e le gambe che scalpitavano. Stavo dicendo “non so nuotare” mentre mi infilavo il costume, con le gambe che già andavano come i bambini quando li tieni a pelo dell’acqua.
Dai, vengo. Non so come, ci penserò in corsa, farò smart working dal cammino, è solo una settimana. Vengo.
Mentre camminavo al mattino e lavoravo al pomeriggio dall’ostello, la piazza, il prato dove eravamo arrivati, con i piedi felici e il cuore dondolante, mi sono accorto che potevo farcela: era possibile. Era proprio possibile. E allora tanto valeva sfilarmi i braccioli.
Lavoro in smart working da dieci anni, cammino da ancora di più. Con lo zaino in spalla cammino da un po’ di meno, ma da abbastanza per sapere che mi piace più di un semplice “faccio trekking quando ho tempo”. Voglio la lentezza, gli incontri, il guardare, e voglio poterlo fare quotidianamente, non solo se mi capita che si incastri la vita, perché ormai ho tolto i braccioli e preso i remi.
Smart walking for smart working porterà me, il mio zaino e il mio pc sui cammini di tutte le regioni italiane, un cammino per regione. La mattina si cammina, il pomeriggio si lavora. La settimana lavorativa sarà una settimana di cammino, che sia il cammino a battermi il tempo e che il lavoro arrivi quando, e dove, si fermano i piedi.