Arrivederci Carsoli. Dalla stazione del piccolo paese abruzzese il treno in poco più di un’ora mi riporta a Roma Termini.
Cambio per Isernia dove mi fermo a lavorare un paio d’ore in attesa del bus che mi porta a Carovilli, un borgo arroccato intorno a un monte.
Nel 2008 io e Marco iniziammo proprio da qui un viaggio sulle orme di Paolo Rumiz, risalendo l’Italia sull’Appennino.
Ebbene sì, dopo 14 anni sono di nuovo a Carovilli. Questa volta sono qui per iniziare il sesto dei miei 20 cammini. Percorrerò le tappe molisane del cammino “Con le ali ai piedi Nei luoghi di san Francesco e dell’arcangelo Michele”.
Pernotto nel caratteristico B&B La Dimora del Sergente, gestito da Avio che in questa casa è cresciuto e di questi luoghi conosce ogni pietra. Al pian terreno gestisce “l’osterija dei tratturi” dove in compagnia di Sergio e Mario, due pellegrini veneti assaggio i piatti locali, che ci ha preparato lui stesso.
Sarebbe la quindicesima tappa del cammino ma è la prima per me, avendo scelto di percorrerne alcune in Molise. Immerso nella natura, tra colline dolcissime – con vari saliscendi fino a Pescolanciano, Sessano del Molise e infine a Carpinone – ho potuto ammirare il tratturo Castel di Sangro-Lucera in tutta la sua magnificenza. La rete viaria dei tratturi era una vera e propria autostrada – misura 111,60 metri in larghezza!! – da cui un tempo passava un fiume immenso di greggi dirette verso il mare. La Transumanza era un esodo biblico di uomini e milioni di animali. Una masseria poteva possederne fino a diecimila. Mettendo insieme tutte le masserie si arriva a milioni di capi di bestiame.
All’arrivo a Carpinone ci (ho camminato con i due pellegrini veneti) viene incontro Luigi, referente di tappa che insieme ad alcuni compaesani ha ripulito l’area della cascata del fiume Carpino e ha iniziato un’attività di accoglienza turistica per pellegrini e camminatori, per un turismo lento che sappia cogliere e gustare le bellezze che questa terra offre.
Un vecchio sentiero si inerpica dall’abitato di Carpinone. Decine di casolari in rovina sono la testimonianza di una civiltà contadina che per secoli ha resistito su per la montagna. Lo scenario del Molise esplode in tutta la sua durezza selvaggia. Sant’Angelo Angelo in Grotte è posto in posizione dominante sulla vallata: il gruppo montuoso del Matese è proprio dirimpettaio e la linea bianca di neve sulle cime è anche l’immaginario confine con la Campania. Questo come tanti intorno, è un paese di emigrazione.Gli emigranti tornano di solito in estate e ravvivano un po’ il paese.
Ha un centro antico e ben conservato ma è la Grotta di S. Michele Arcangelo la sua peculiarità. L’Avv. Arturo Messere ne sembra controllare l’ingresso. Seduto su una panchina viene nel paese natio a trovare la pace dopo cinquant’anni di battaglie in tribunale.
Mi rifocillo da un fruttivendolo itinerante che si annuncia con il gracchiare stridulo di un altoparlante e riparto per Macchiagodena.
“Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere”. Tra le varie citazioni che leggo sulla Terrazza della lettura di Macchiagodena questa di Daniel Pennac è quella che preferisco. Perché i libri fanno viaggiare con la mente.
Qui saluto i due pellegrini con cui ho condiviso questi due giorni di cammino.
Filomeno e Fernanda, classe 1930 e 1932, mi accolgono seduti vicino alla stufa.
Una vita insieme, non sempre facile: Filomeno ha avuto le sue prime scarpe a 18 anni, al servizio militare. Emigrato in Argentina, Canada e Germania è tornato al paese di nascita dopo una vita di sacrifici. Eppure il sorriso è magnifico, come magnifica è la pasta fresca preparata in casa dalla moglie Fernanda.