I colori del ghiaccio…
Così l’amico Robert Peroni ha intitolato un suo libro semplicemente magnifico. E quanto ha ragione! Sono le affinità a fare le differenze.
In lingua ivi, per gli Inuit, esistono cinquanta parole per descrivere la neve. Per un europeo sono meravigliose sfumature, ma non è così, per lo meno non solo questo… Neanche lontanamente solo questo.
Sono tornato in Groenlandia da due settimane e, insieme ai miei compagni, ho già assaporato sfaccettature incredibilmente diverse relative al bianco manto.
In questo momento scrivo dalla Casa Rossa, la Red House, ho appena salutato Robert, e sono appena tornato sotto un tetto.
Mi sono fatto una doccia calda. Niente acqua salmastra di iceberg o torrenti semigelati. Una doccia. Una doccia? Ti rendi conto? Giri il rubinetto ed esce acqua calda…
Fra 48 ore tornerò sotto una tenda per altre due settimane, nuovamente dietro il pac allarm.
Tra i colori del ghiaccio, i demoni dell’altopiano, il frastuono e il silenzio.
Fra il niente e il tutto.