La via di ghiaccio e misto corre per mille metri sulla sua parete Sud
“Dalla Val Ferret si può intuire, per scoprirlo bisogna solo “andare a vedere” – scrive Vidoni nella sua relazione – e così abbiamo fatto…”.
“Il 25 gennaio con un instancabile Richard Tiraboschi attacchiamo il Couloir che già dal primo tiro ci entusiasma, così continuiamo per altri 400 metri – racconta Vidoni – A mezzogiorno circa, la temperatura si alza molto e il canale a causa dei pendii più in alto, inizia a scaricare così da costringerci a fermarci per tre ore in piedi e aspettare. Quando il sole cala riusciamo in sicurezza a scendere. Tre giorni dopo le temperature si abbassano e ripartiamo, troppo bello per non riprovarci. Questa volta siamo in tre, con noi anche Tommaso Vection.
Continuiamo così per altri 500 metri fino a concludere l’ultima balza di ghiaccio sotto un nevaio che si trova in prossimità della cresta. Da lì decidiamo di scendere con 19 doppie soste con 1 fix e chiodi.”
“Non trovando altre salite note del Couloir e non trovando materiale di passaggio in parete pensiamo sia una nuova via, cosa rara nel gruppo del Monte Bianco.”, conclude Vidoni.