Care amiche e amici, appassionati di avventura, oggi voglio nuovamente parlare di esplorazione, questa volta con l’amico Luca Gandolfo, classe ’88, nato a Cles (TN) e residente a Contà.
Trentino, geologo di professione, impegnato presso la Provincia Autonoma di Trento e speleologo per passione. Istruttore di Speleologia del CAI e Tecnico di soccorso speleologico del Soccorso Alpino e Speleologico Trentino.
La sua passione lo ha portato da 2009 in spedizione internazionale, subito alla grande, in Messico con la leggendaria associazione La Venta Esplorazioni Geografiche. Socio dal 2014 con una decina di spedizioni esplorative internazionali tra Asia e Sud America ha una passione immensa, motivo per cui mi fa estremo piacere dialogare insieme fra queste pagine.
Che attività pratichi in natura?
Sono molto legato a tutto ciò che riguarda la montagna sia dall’esterno che dall’interno. Oltre alla speleologia mi piace stare all’aperto, godermi dei trekking di più giorni, fare ferrate o gite in ghiacciaio mentre in inverno adoro sciare sia in pista che fare scialpinismo.
Da quando e come hai iniziato?
Ho iniziato appena nato praticamente perché i miei genitori mi hanno sempre portato in escursione con loro prima in zaino e poi a piedi… Da lì è stato un crescendo continuo di esperienze e progetti.
Che cos’è La Venta?
Di pancia risponderei un sogno che si è realizzato. Quando da piccolo leggevo i racconti delle spedizioni nei luoghi più incredibili del mondo di questo gruppo di esploratori, mai avrei pensato di farne parte. E invece eccoci qui…
La Venta Esplorazioni Geografiche è un’associazione italiana che si occupa di progetti esplorativi geografico-speleologici nei luoghi più remoti della Terra.
Nata da un gruppo ristretto di amici ad inizio anni ’90 con la prima discesa integrale del canyon del Rio La Venta in Chiapas (Messico), oggi conta su circa 50 soci italiani oltre ai contatti all’estero.
I progetti di cui si occupa l’associazione La Venta sono altamente scientifici e multidisciplinari comprendono una speleologia ad ampio spettro, dalle grotte tropicali di Messico, Filippine e Colombia, a quelle di ghiaccio della Patagonia e dei ghiacciai alpini; dalle grotte laviche islandesi a quelle nei duomi salini di Cile e Iran, i deserti dell’Uzbekistan, le grotte nelle quarziti dei Tepui del Venezuela e quelle nella profonda Amazzonia colombiana.
Come nascono i progetti e quali i punti chiave?
I progetti possono nascere nelle maniere più differenti: dall’osservazione di foto satellitari di particolari aree della Terra, ai contatti con speleologi locali o su invito.
I punti chiave dei progetti sono in primis il coinvolgimento delle realtà locali partendo dalle autorità fino alle popolazioni. E’ fondamentale infatti avere il supporto sia istituzionale, sia degli abitanti delle aree in cui andiamo a lavorare. In questo modo si instaura un rapporto di condivisione in cui cerchiamo di far comprendere che i nostri scopi non hanno secondi fini e che spesso i risultati delle spedizioni possono avere effetti positivi su chi vive in quelle aree.
Basti pensare alla scoperta di nuove riserve di acqua, oppure al ritrovamento di testimonianze archeologiche o ancora all’individuazione di nuove specie animali per la scienza. Tutti elementi che portano a una maggiore consapevolezza del valore del proprio territorio dove magari vengono poi istituiti parchi o riserve naturali preservandolo in futuro.
Un altro punto chiave è l’aspetto scientifico e il coinvolgimento di enti di ricerca, università e ricercatori i quali, grazie alla collaborazione con l’associazione La Venta riescono a portare avanti progetti scientifici difficilmente realizzabili.
Ultimo punto è ovviamente l’aspetto economico. Ogni progetto e spedizione necessità di un bilancio e di un’accurata ricerca di fondi e sponsor che finanzino le attività.
Che cosa è il progetto esplorativo sull’altopiano carsico de “El Penòn” in Colombia? chi ha partecipato alla spedizione?
Speriamo che quello de “El Peñòn” possa diventare un nuovo progetto per l’associazione così come avvenuto per altri progetti storici come Messico e Filippine che proseguono dando grandi risultato da quasi 30 anni.
Quella tra novembre e dicembre 2023 è stata la prima spedizione esplorativa di La Venta sull’altopiano carsico de “El Peñòn”, un piccolo paradiso brulicante di verde posto a 2500 metri di quota nel dipartimento di Santander. Si tratta di un’area dall’enorme potenziale carsico e le cui conoscenze speleologiche sono limitate a qualche decina di grotte singole. Il bello sarebbe riuscire a trovare il “sistema” vero e proprio, ossia quel reticolo chilometrico di gallerie e pozzi, che sicuramente esiste e che drena tutta l’acqua dell’altopiano.
La spedizione del 2023 è stata effettuata in collaborazione con la Federazione Speleologica Colombiana “EspeleoCol”, ed hanno partecipato sette speleologi dall’Italia, uno dalla Svizzera e tre dalla Colombia.
Negli ultimi giorni della spedizione, ci ha raggiunto anche il proff. Carlos A. Lasso dell’Istituto Humboldt di Bogotà, uno dei massimi esperti mondiali di biologia legata agli ecosistemi dei fiumi sotterranei, con il quale abbiamo condiviso alcune giornate di studio del Trichomicterus Rosablanca, una rarissima specie endemica di pesce cavernicolo, cieco e perfettamente adattato alla vita negli ambienti ipogei.
Quando è partito il progetto e come?
Il progetto è partito dall’invito, a gennaio 2023, di un caro amico di La Venta, lo speleologo svizzere Jesus Fernandez, che da quasi un decennio sta lavorando nell’area del Peñòn. Una grande persona e un sognatore che in La Venta ha trovato terreno fertile per coinvolgerci in questo progetto.
Quale mondo sotterraneo si districa in quell’area?
Nel sottosuolo di questo altopiano si nasconde, infatti, un universo sotterraneo immenso, che attende di essere esplorato, il cui patrimonio ambientale e bio-speleologico si sta svelando al mondo scientifico grazie al lavoro della Federazione Speleologica Colombiana “EspeleoCol” e all’Istituto Humboldt di Bogotà.
La spedizione è stata la prima a raggiungere la sommità delle vertiginose pareti che sovrastano il Vaje de Panama e, grazie ai droni è stato individuato un gigantesco portale all’interno di un anfiteatro roccioso completamente nascosto, posto circa 150 m più in basso. Il portale è stato raggiunto dopo tre giorni di lavoro in parete per trovare la giusta via di calata e rimane ancora in parte da esplorare. È stato esplorato anche l’Hoyo de las Palmas, un importante sistema di gallerie fossili, raggiungibili attraverso un grande sfondamento di crollo in mezzo alla giungla, cavità già conosciuta almeno per il suo salone iniziale, ma nella quale la spedizione di La Venta ha mappato centinaia di metri di nuove gallerie.
Il bello sarebbe stata la mappatura del collegamento del sistema di gallerie dell’Hoyo de las Palmas col portale nelle pareti del Vaje de Panama. Durante l’esplorazione però ci siamo trovati di fronte a una grande frana sotterranea, da cui proviene un vento fortissimo che ha respinto ogni nostra velleità di poter passare. Altri pozzi nel mezzo della selva sono stati individuati grazie ai droni per poi essere esplorati, mappati e documentati, sempre con la speranza di intercettare il sistema di grandi gallerie sottostante.
In una sola spedizione e in pochi giorni di attività abbiamo solo percepito qual’è il potenziale dell’altopiano dove rimangono centinaia di doline e ingressi nuovi che aspettano di essere esplorati.
Quali saranno i tuoi prossimi progetti personali e con La Venta?
Idee, progetti e desideri sono innumerevoli, poi però bisogna fare anche i conti con la realtà in base al tempo disponibile dal momento che stiamo comunque parlando di passioni che occupano gran parte del tempo libero, ma che non sono il mio lavoro… purtroppo!
A livello personale c’è qualche viaggio in programma tra cui quello in Kirghizistan di agosto 2024, niente grotte questa volta, ma un trekking nella catena dei monti Alay fino poi al campo base del Peak Lenin.
Per quanto riguarda La Venta, sicuramente c’è la volontà di tornare in Colombia per continuare quanto iniziato nel 2023, vedremo se verso la fine del 2024 o l’anno prossimo. Altri luoghi in cui mi piacerebbe tornare sono i ghiacciai del Gorner e dell’Aletsch, in Svizzera, dove stiamo portando avanti un lavoro pluridecennale di esplorazioni e studi delle grotte glaciali di contatto e dei mulini glaciali per arrivare a comprendere meglio l’impatto dei cambiamenti climatici su questi grandi ghiacciai.
Esiste ed esisterà sempre l’esplorazione? Cosa è importante?
Le frontiere dell’esplorazione non avranno mai fine; oggi viviamo in contesto dove tutto ciò che è sulla superficie terrestre, è già stato mappato e individuato, le frontiere dell’esplorazione sono i profondi fondali marini e il “continente buio”, ossia tutto quell’insieme di decine di migliaia di chilometri di ambienti sotterranei che si stima esistano al di sotto della superficie terrestre. Ed è questo che fa scattare quella scintilla che porta a ricercare nei luoghi più remoti del pianeta, le porte verso questo mondo sotterraneo. Il bello della speleologia è che mette in primo piano la “persona”… non esistono tecnologie o altro che escludano la presenza fisica della persona in un determinato posto. Se vogliamo trovare, illuminare e mappare per la prima volta vuoti e bui che non hanno ancora forma, perché nessuno vi è mai entrato, l’unico modo è di entrarci fisicamente, camminare dove nessuno ha mai messo piede, e aggiungere tasselli di mondo alla sfera del conosciuto. Quindi diventa molto importante lo studio di questi luoghi sia per una loro comprensione, sia per la loro protezione. Tutti i progetti dell’associazione La Venta sono multidisciplinari, perché lo scopo è quello di una conoscenza a 360°C dei contesti in cui operiamo. Il fine ultimo è quello della divulgazione, portare “all’esterno” sotto forma di rilievi topografici, modelli 3D, foto, video, eventi, pubblicazioni scientifiche e libri quello che scopriamo nelle profondità della Terra.
Una volta conclusa, se mai si concluderà, l’esplorazione terrestre l’uomo sposterà l’attenzione verso i mondi infiniti dello spazio profondo e qui si apriranno nuovi capitoli della storia dell’umanità.
Cosa diresti a un ragazzo che vuole iniziare?
Di mettersi in gioco e di appassionarsi. A oggi ci sono infinite possibilità di vivere la natura sotto forma soprattutto di esperienze mirate all’adrenalina, ma che alla fine poco lasciano dentro.
Un’alternativa potrebbe essere rappresentata dalla speleologia, un’attività fatta di fatica e sacrifici, ma che può portare a enormi soddisfazioni.