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27 Maggio 2024

Ambiente e Territorio · Alpi Centrali · Alpi Occidentali · Alpi Orientali · Aree Montane

Legambiente: “23 bandiere verdi nel 2024 sulle Alpi”

Fonte Carovana delle Alpi 2024, rapporto Legambiente

Le bandiere verdi che nel 2024 sventolano sull’arco alpino sono +15,7% rispetto allo scorso anno. Il Piemonte, per il sesto anno consecutivo, re indiscusso premiato con 5 vessilli green seguito da Valle D’Aosta (4), Lombardia (4) e Veneto (4). Assegnate anche 10 bandiere nere

Alpi sempre più green e sostenibili. A testimoniarlo è lo sprint nel 2024 delle bandiere verdi, il riconoscimento che Legambiente assegna ogni anno all’arco alpino, che arrivano a quota 23, registrando un +15,7% rispetto al 2023 (erano 19).

Vessilli green che hanno per protagonisti comunità, territori, cittadino, associazioni e amministrazioni capaci di puntare su sostenibilità e innovazione dando un nuovo futuro ai luoghi montani, minacciati da crisi climatica e spopolamento abitativo.

Il Piemonte, si conferma per il sesto anno consecutivo, re indiscusso di buone pratiche con 5 bandiere green, seguito da Valle D’Aosta, Lombardia, Veneto, con rispettivamente 4 bandiere, Friuli Venezia Giulia, con 3 bandiere, e poi da Trentino, Alto Adige, e Liguria, tutti con una bandiera.

 “Con il summit nazionale delle bandiere verdi – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – vogliamo portare in primo piano le tante esperienze virtuose che arrivano dall’arco alpino, frutto di un cambiamento sociale e culturale, e da quelle aree interne del Paese che attirano sempre più giovani pronti a cambiare vita. Oggi una delle grandi sfide riguarda proprio il ripopolamento di queste zone, ripensando ad un turismo e ad un modo di vivere sempre più in una chiave sostenibile, innovativa, ma anche di inclusione sociale. Per vincere questa sfida, sia sulle Alpi sia sugli Appennini, è fondamentale non lasciare sole le comunità montane. Per questo al governo Meloni chiediamo di sostenere la montagna con maggiori stanziamenti e incentivi economici per aiutare giovani e imprese, lavorando per un ripristino dei servizi pubblici essenziali oggi qui sempre più carenti”.

“Ancora una volta – commenta Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente – le aree montane dimostrano di anticipare i tempi del cambiamento più che altrove, mettendo in campo anche azioni di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. L’aver censito ben 23 bandiere verdi, per altro in crescita, ne è una prova. Le storie raccontate, per loro natura, vanno a definire una terza via, oltre le due opposte derive che confinano la montagna tra la museificazione e quella più aggressiva dell’industria del turismo”.

Assegnate anche 10 bandiere nere, “segni di un passatismo irremovibile, incapace di riconoscere le valenze ambientali”, si legge nel Rapporto integrale di Legambiente 2024

“Dieci sono i casi emblematici che abbiamo individuato sulle Alpi per contrassegnare le brutte pratiche meritevoli di una bandiera nera – spiega Legambiente –  Non solo in quanto sfregi all’ambiente, ma anche segni di un’economia passatista, incapace di riconoscere i valori ambientali, naturalistici, economici e sociali dei ben deturpati. Situazioni dove nel computo dei costi nonviene mai considerata l’irreversibilità del danno. I vessilli sono essenzialmente raggruppabili in due differenti ambiti. Gli uni palesemente legati all’industria pesante della montagna, quella dello sci, ampiamente argomentata nel dossier Nevediversa. Gli altri, di natura trasportistica e viabilistica”-

3 bandiere nere sono destinate al Piemonte, 2 rispettivamente a Valle d’Aosta e Friuli-Venezia-Giulia, 1 per Alto Adige, Lombardia e Veneto. Tra queste, quella alla Valle d’Aosta dove tra Zermatt e Cervinia le ruspe al lavoro hanno inferto pesanti ferite al ghiacciaio Teodulo per ampliare l’area sciistica, a favore di competizioni sciistiche, la famosa e famigerata discesa libera transfrontaliera di Coppa del Mondo.