Cosa significa davvero esplorazione?
Quando scrissi la biografia di Airoldi, sintetizzai le sue parole e lui mi disse che “alpinismo” era scoprire cosa c’è dietro la collina.
Come affermò un grande pioniere, se ci fosse un solo essere umano, esisterebbe un solo tipo di alpinismo, ma siamo otto miliardi…
Hai un maglione di lana d’alpaca tra le mani, senti quel magico profumo e ti chiedi come si formi?
Come sopravvivono gli alpaca al puma in un posto cosi selvaggio e isolato?
Camminano sui bofedales, biomi di piante in grado di trattenere l’acqua nel deserto e respingere le morbide zampe dei felini con le loro microfoglie appuntite.
Gli alpaca vengono pascolati in aree grandi centinaia di km, in cui vivono due persone alla volta; mogli e mariti dentro “castelli” di “adobe”, terra e paglia, soli tra le stelle e la sabbia.
Qui, molto distanti dal nulla e l’addio, si tosano le bestie due volte all’anno o avranno così tanta lana sul groppo da pesare immensamente e quindi rischiar di affogare nei pochi punti in cui l’acqua affiora dal deserto.
Da un batuffolo nasce un filo e poi da esso un trefolo che diviene un gomitolo. Ed ecco comparire un telaio, caratterizzato da una spola condotta a mano, fatto di metallo, perché ricostruito un pezzo alla volta sostituendo l’antico legno, trovato anno dopo anno al confine minato con la Bolivia.
E come ci arriva il maglione nelle tue mani? Era in quelle di un nativo aymara, in una delle valli perdute del deserto più arido del mondo…
Cosa è davvero l’esplorazione?
Salire un po’ più in su e mettere una croce, farsi una bella foto… questo è alpinismo?
Questa è l’esplorazione?
Naaa… qualcosina in più di così, mi sa…