I russi stanno affrontando la salita attraverso la lunga e difficile cresta Sud-Est, sul versante nepalese
La squadra russa guidata da Andrei Vasiliev ha finito di scalare la parete Sud del Cho Oyu ed è sulla cresta sommitale.
Il team, che punta alla vetta del Cho Oyu (8.201 m) dal versante nepalese senza l’ausilio di ossigeno supplementare, giovedì scorso ha raggiunto il terzo e ultimo campo a 7.300 metri di altitudine. Il giorno successivo, è salito a 7.700 metri, fin dove precedentemente aveva fissato le corde. Domenica 3 novembre, la squadra è finalmente giunta sulla cresta principale, a 7.960 metri di quota. La cima è ormai vicina, ma resta una sezione complessa da superare.
Vasiliev, prima di lanciare l’ultima spinta, lo aveva anticipato “La cresta est è la parte più difficile e tecnica del percorso. In caso di attacco al vertice, dobbiamo essere pronti a trascorrere 3 notti a questa altezza.”. Il punto chiave della cresta est è rappresentato da una gigantesca cavità ripida e rocciosa a 8000 metri di quota, in cui ci si deve calare e risalire, seguita da un traverso sul versante tibetano.
Nel 1991 la spedizione sovietica che completò la prima e unica salita di questa cresta, incontrò gravi difficoltà. Uno dei membri morì durante la discesa.
Ieri 4 novembre, un nuovo aggiornamento da Vassiliev: “Abbiamo superato il traverso e il difficile primo tiro successivo. E’ nevicato per metà del tempo. È stata dura. Abbiamo passato la notte lì”.