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1 Luglio 2015

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Nel profondo dipinto di blu

Un’altra partenza per il blu.
Ci sono tantissime cose nel mare, alle volte si trovano che non ti aspetti, come per esempio, la tua anima.

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Direzione secca Gonzatti, riserva nazionale. Entriamo in acqua e veniamo circondati da salpe, cernie e barracuda. Sembrano sipari tanto che sono in gran numero. Scendiamo scoprendo il nudibranco più grande che ciascuno di noi abbia mai visto: questo luogo non delude mai, specialmente dopo uscite in cui di animali ce ne son stati vramente pochi, dato che noi andammo in profondità, dove fa freddo… Sono loro quelli intelligenti è evidente!

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Iniziamo a scendere e continuiamo… Sono stanco, fisicamente e mentalmente, sono giorni che combatto con il passato spiacevole di altri che comunque è ricaduto sul mio presente. Qui nel blu che diventa tenebra ritrovo quei fantasmi. Il respiro sale, diventa più frequente all’aumentare dei metri sopra la testa, semplicemente perché al contempo discendo nella mia anima. Ci vivo costantemente e proprio per questo almeno qui vorrei creare qualcuna tra le barriere che normalmente la gente possiede e che persi molti anni orsono. Ma l’irrazionale, razionale che non ci sta, non ne vuole sapere.

Vado in affanno e non è più chiara la differenza tra esso e un attacco di panico. Non voglio certo affogare: so cosa fare, devo solo farlo. Avviso chi è alla guida del team, e gli indico che risalgo; non voglio uscire ma solo riprendermi per qualche metro limitando la perdita di ossigeno, per poi gradatamente tornare. Lui vuole aiutarmi e mi fa risalire subito di una decina di metri. Mi chiede come sto. In quella manciata di secondi mi sono ripreso. Sono tranquillo e il respiro è profomndo, lento e costante. Gli faccio capire in modo determinato che sono a posto.

Ho già combattuto le mie battaglie e quando i fantasmi arrivano in carne ed ossa, e provano a trasferirsi nel pino dello spirito, non trovano più alcunché da corrompere. Vorrei scendere di nuovo ai 40 metri, ma il capo mi dice che consumeremmo troppo. Ci esercitiamo quindi nella navigazione con bussola a poco più di trenta metri, poi risaliamo.

Dopo aver girato un po’ ci salutiamo, faccio la mia sosta di sicurezza a cinque metri e mi esercito a rimanere sui 3 metri per simulare una decompressione e intanto guardo l’acquario…

Salgo sulla barca dal comandante e tranquillizzo tutti; sono solo, ma non ci sono problemi. Torno in acqua e nuoto, raggiungo le falesie, salgo e faccio qualche tuffetto, senza esagerare che sono saturo di azoto.

Poi torno, il gommone parte saltando sui frangenti e punta verso casa. Ovunque io vada, la mia vita viene con me, ogni cicatrice, ogni trionfo, ogni battaglia. Sono un soldato vivo che guarda in faccia il nemico e non lo rifiuta mai. Lo pensavo, lo credo, e continuerò fermamente a sentirlo. Consapevoli e senza menzogna, con gli altri e con se stessi: possiamo fare qualsiasi cosa vogliamo. Ciascuno di noi, chiunque semplicemente lo decida.

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Christian Roccati
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