Il sole sorge, il sole tramonta… ed è subito mattina.
Lasciamo le montagne colorate macinando km sulle piste, al di là di passi verso i territori delle cascate, a est.
Ancora due guadi e riprendiamo la strada. Il secondo è particolarmente profondo per il pulmino 4×4 che sto guidando, ma non difficile. Gli amici partono con un applauso e a me scappa da ridere… un piccolo braccio d’acqua alto si e no un metro, confronto ai giorni di alluvione con quattro onde di piena e due ore di macchina con l’acqua sopra il cofano e una cascata dietro l’altra sul ciglio del crinale a strapiombo… Se vedessero i filmati di allora…
Continuo a sorridere, non ne posso fare a meno, ma tengo il pensiero per me.
Come prima tappa osserviamo Hekla, il vulcano. Una fanciulla del nostro team viene appaiata alla montagna e il clima scherzoso e cameratesco continua. Mi stupisco: a me sembra semplicemente molto dolce e molto profonda, ma anche in questo caso, lo tengo per me. Mentre il nostro giocare prosegue non posso non notare la piana; sembra che il cielo stia respirando su questo deserto.
Risaliamo sulla jeep e partiamo alla volta di Seljalandsfoss.
Le cascate sono davvero maestose. Per realizzare le riprese per il video che monterò al mio ritorno, faccio il giro dietro al salto d’acqua e mi spingo fin sotto di esso.
Dove possibile entro anche in una piccola forra che poi risalgo anche dall’esterno.
Mentre gli amici visitano gli altri salti d’acqua, mi fermo con Andrea a preparare il pranzo.
Osserviamo insieme le carte geografiche e quelle geologiche, poi si riparte alla volta di Skogafoss.
Ultima tappa di giornata è la spiaggia nera di Raynisfjara. Basalti colonnari e geomorfologie straordinarie danzano tra loro. Mi perdo nell’arrampicata mentre il gruppo segue Andrea alla ricerca dei troll pietrificati.
Il mio amico narra loro le leggende di questi minerali e la realtà un poco si confonde con la fantasia e la storia silente scritta tra le pieghe di quella che fa più rumore.
Dopo la visita a questi straordinari dolmen…
…brindiamo più volte saziandoci tra birra e varie prelibaezze. Il cuore però non si soddisfa e così porto Marco e Andrea in cima alla montagna alla ricerca dei nidi dei puffin. Da anni vorrei fotografarli e ora andrò alla loro caccia video grafica.
Lo spettacolo che ci si presenta è davvero magnifico, surreale, suggestivo.
I ragazzi non sono solo degli artisti straordinari, ma anche degli abili camminatori. Andrea è un alpinista-fotografo, accademico del GISM; ha girato il mondo per le sue immagini in luoghi isolati e selvaggi; è una garanzia.
La febbre da scatto li coglie e quasi fatico a riportarli a terra, anche se capisco totalmente la loro frenesia.
Ciò che davvero riprendono non è una tipologia di uccello o la potenza del mare, quanto il desiderio dell’uomo di volare. Questo è ciò che materializzano nelle loro immagini.
E se normalmente Andrea usa l’obbiettivo anche per tenere una giusta distanza tra lui e la realtà, tra lui e le persone, ora è proprio quella lente focale a metterlo direttamente in contatto con il mondo intorno.
Solo un altro click… solo un altro click e anche l’arco di Raynisfjara compare.
Riprendiamo la nostra marcia osservando il lontano Vatnajokull, il quarto ghiacciaio più grande al mondo, dopo Artide, Antartide e Groenlandia. Domani lo andremo a conoscere, per ora lo sognamo.
Ci dirigiamo quindi a Kirkjubæjarklaustur, dove montiamo il campo. Cuciniamo; mentre Andrea serve gli ospiti, io vado a far benzina. Torno con la pancia completamente vuota, bramoso di amatriciana…
La vetta che ho sulla testa mi chiama, ma non posso salire ora; so che sopra alla cascata che vedo c’è un lago, ma non è ancora tempo. Domani forse potremo godere della laguna degli iceberg e di altri elementi straordinari…
Oggi è pensiero, oggi è meditazione, oggi è notte, e dopo qualche pagina di diario, è già domani.