Nessun oggetto è sublime di per sé perchè il sublime è da ricercarsi in noi stessi
Kant
Mi alzo presto, perchè ho intenzione di scrivere parecchio quest’oggi. Ma apro la finestra e la giornata è splendida, senza una nuvola. Le montagne hanno un contorno nitido grazie all’aria frizzante ed è subito facile dimenticare i buoni propositi. E’ iniziato settembre, e allora prendo la bici e risalgo la valle, quasi a voler tener fede a un rito iniziato oltre vent’anni fa. I ricordi scorrono veloci come le ruote strette sulla strada. Ricordi di quando, durante gli studi e la praparzione degli esami, cercavo delle brevi fughe lontano dai libri e dalle nozioni. Come oggi, risalivo la valle in bicicletta nelle belle giornate di sole settembrine, fermandomi nei vari paesi e frazioni a scambiare due chiacchiere con gli amici. I villeggianti ed i turisti che avevano affollato la valle nei mesi estivi erano appena ridiscesi in città, ed i luoghi tornavano a dimensione d’uomo. Ritrovavo “Coulin” intento a fare l’ultimo fieno, “Pierin”, che addossato alla sua fedele Reanult 4 richiamava il suo cane intento a governare le mucche. Si faceva un salto all’osteria, a bere un bicchiere e a parlare con “Battistin” o con “Pietru”, cacciatori ed esperti conoscitori delle montagne. Ogni chiacchierata era l’occasione per carpire qualche segreto sull’anima dei luoghi, una lezione che nella mia formazione alpinistica avrebbe rivestito un ruolo fondamentale. Ancor oggi credo che per definirsi davvero alpinisti non basti saper usare la tecnica o superare un grado di difficoltà: occorre saper essere in sintonia con il paesaggio alpino e con i suoi elementi. Altrimenti non si comprenderà davvero il “carattere” di una parete o di una montagna. Ed i segreti non sono sempre così scontati, bisogna imparare da chi ha raggiunto una perfetta sintonia con il genius loci, ben prima di noi. Oggi, risalendo la valle constato come molti di quei personaggi non ci siano più. Quanto tempo sia passato da quei giorni lontani, e quanta roccia sia passata sotto le mie mani. Al fondovalle alzo lo sguardo e osservo duemila metri più in alto una vetta su cui, solo due giorni fa, ho aperto una via nuova con un giovane amico. Vi rivedo l’entusiasmo che io provavo tanti anni fa. Guardo in alto ed il richiamo è di nuovo forte. Ma oggi non ho voglia di arrampicare. Oggi è settembre. Domani si vedrà.