C’è ancora spazio oggi, per ideale e “spiritualità” nella pratica della scalata e dell’alpinismo?

Gli autori, “orientalista” uno e “occidentalista” l’altro, sono stati testimoni e protagonisti delle vicende, delle dispute e delle trasformazioni che hanno caratterizzato l’alpinismo di ieri e di oggi. Attraverso un’attenta analisi storica e filosofica del passato e del presente, dimostrano come il “tecnicismo” in alpinismo sia soltanto il mezzo con cui intraprendere un fantastico viaggio interiore verso la “meta”, sia essa una vetta o il termine di una parete.

Laddove prevalgano esclusivamente la ricerca del grado, la competizione, la banalizzazione della scalata con l’eliminazione del rischio, si perde quella magnifica occasione di vivere un’esperienza percettiva unica, quasi visionaria, dove la libertà di scelta s’accompagna alla comunione con la natura.

Spiro Dalla Porta Xydias, in particolare, ha fatto del concetto di sentimento della vetta un vero e proprio ideale, si potrebbe quasi dire un veicolo di “trasfigurazione” della materialità stessa della montagna, nell’intento di affermare sempre e comunque la valenza simbolica della salita.
Salita che diventa così ascesa, e ascesa che diventa ascesi: se non consapevolmente, perlomeno nel livello inconscio e più profondo di quelle motivazioni recondite che spingono gli uomini a cercare quella esperienza estrema che è l’alpinismo.

Recensione di Andrea Bianchi

“DEL SENTIMENTO DELLA VETTA E DELLA META”
Autori: Marco Blatto, Spiro Dalla Porta Xydias
Collana: Oltre le vette
Editore: Neos Edizioni – giugno 2012, Rivoli (To)
Pagine: 88
Prezzo di copertina: 13 €

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