I giorni passano e per ognuno di essi mille idee. Tra le ultime un mega progetto che penso cambierà le sorti della mia vita alpinistica. Non posso ancora dire nulla pubblicamente, a parte che non è mai stata concepita una cosa simile, quanto a creatività alpinistica e non come livello, e che non vedo l’ora di viverla.
Manca solo una cosa: l’allenamento. Per riprendermi nell’arrampicata e per imparare la subacquea, ho perso la mia forma nella corsa e nella marcia ad alta quota e da qualche parte devo pur cominciare. Anni fa, agli albori degli ultra trail, avevo avviato la tradizionedi percorrere in settimana la cresta sud del monte Fasce, un’erbosa vetta che sovrasta Genova da ogni lato. Settimanalmente runner provenienti da ogni luogo si trovavano a inseguirne il crinale contribuendo a creare uno schedario tempistico.
Se voglio capire cosa potrò fare in alta montagna devo percorrere una porzione di tale itinerario nelle condizioni peggiori, cioè quelle che andrò ad affrontare. Saprò così quanto valgo senza allenamento e quanto potrò fare da addestrato.
Per una volta non sono totalmente solo, ma c’è un mio nuovo amico. Quando ero solo un ragazzo i miei nonni mi regalarono un orologio Casio che mi permise di godermi maggiormente le mie escursioni grazie alle funzioni da “astronave” che davano energia alla mia mente fervida. Anni dopo la mia compagna mi regalò a sua volta un Pro Trek, circa quindici anni fa, che mi portai dovunque, come si dice “dal Cristo degli abissi a quello delle vette”. .
Non sono superstizioso, ma mi piacciono le coincidenze: in questa nuova fase della mia vita, avrò un nuovo orologio, ovviamente ancora Casio e sempre Pro Trek. Devo battezzarlo, ma in mancanza di un nome per ora lo chiamo PRW-3000.. ma serve un nome di battaglia, ci penserò.
…inizio la marcia serrata nelle creuze in cui da ragazzino mi perdevo sognando maghi e avventurieri
Il fasce è lì, di qui non posso ancora notare le magnifiche stratificazioni di marna e tutto l’universo di gotte, torrenti e single track che contiene… lo vedo lassù, con le sue deturpanti torri d’acciaio.
Parto con la misurazione… la cresta è lunga 4 km per circa 850 metri di dislivello. La prima parte è quella che rallenta di più. Prima la facevo in 20-24 minuti e poi chiudevo in 50 circa, ma ero allenato. Mi metto nella situazione peggiore, nell’ora più calda, senza acqua e dopo che ieri ho donato il sangue e lavorato fino a notte fonda in riunione a Savona. Dovrei riuscire a riprodurre le condizioni ambientali e di stanchezza che andrò ad affrontare nel progetto.
Ecco la classica indicazione! Quante volte l’ho vista quando facevo i test per Cro Magnon e Porte di Pietra
…parto sul sentiero e c’è poco da fare, fa veramente caldo. Prendo la traccia non segnata nel bosco e ancora mi oriento nel dedalo di bivi. Arrivo al primo piazzare dove sparano con gli shootgun e giungo ai primi bunker, il teatro di tante scorribande fanciullesche alla ricerca dell’ingresso segreto.
Ecco le strutture gemelle… qui ce n’è una e l’altra è dietro; sono sempre in coppia e identiche, una spara e una ricarica. Contro cosa?
Il magnifico blu e le possibili navi da guerra.
…prima incrocio il classico albero, poi mi dirigo alla pineta e da lì alla vetta del monte Moro, il primo promontorio della cresta. L’altimetro dà 390 nel punto in cui so esserci 400 m. Lo ritaro secondo buona prassi, anche se è davvero minimo lo scarto, c’è andato incredibilmente vicino, ho la possibilità di annullare del tutto l’errore, per avere una traccia perfetta.
Ho impiegato 33 minuti con 10 di pausa per la cinquantina di foto… Non posso contare 23 perché comunque ho giovato delle pause.
Penso di non esser mai stato così poco in forma eppure non va poi così tanto male. Ad un escursionista medio allenato serve un 1 ora e 20 per arrivare in questo punto. A uno skyracer bastano 20 minuti e tutto viene molto influenzato dalle condizioni, per me oggi le peggiori. Dovrò lavorare sulla traccia registrata e iniziare ad allenarmi, ma penso di arrivarci in breve a siglare di nuovo sui 20-22 minuti.
Ora sono libero di scorazzare se non svengo per il caldo.
Il panorama è unico, dalle prime stratificazioni al vicino promontorio di Portofino. Il barometro ieri aveva ragione… pressione in salita e bel tempo! Mi sa che è affidabile il mio nuovo amico: mi sarà d’aiuto per riprendere e poi migliorare la forma. Vorrei arrivare prima sui 50-55 minuti per la vetta, poi magari scendere. Vedremo!
…ed ecco che la mia vecchia passione non può spegnersi… Mi sento ancora una volta Indiana Jones alla ricerca del bunker perduto. Ci venivo sempre da ragazzino, ci sono così tanti “dungeon” qui… Fisso le posizioni con l’altimetro così sono certo di ritrovarli sul crinale…
…per dirla alla Berhault “ora non mi resta che lasciarmi scivolare fino al mare”.
Christian Roccati
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