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1 Ottobre 2011

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A "OLTRE LE VETTE", LA SUGGESTIONE DEI SUONI E IL DRAMMA DEL NANGA PARBAT La kermesse bellunese apre con De Stefani

Oggi, sabato 1 ottobre, apre la 15^ edizione di  Oltre le Vette con montagna e  musica, che si uniscono in memoria di Giuliano De Marchi ne “Racconti e suoni per il Nepal”.

Questo primo appuntamento si svolge al Teatro Comunale di Belluno alle ore 21.00 ed è  dedicato all’ascolto, con i suoni che arrivano dai racconti di vita in quota dell’alpinista Fausto De Stefani e dalla musica del chitarrista Simone Guiducci e del controbassista Massimo Saviola, che ne completano così la narrazione integrandola con splendide sonorità.

Un evento che si sposa perfettamente con il tema dominante di questa edizione, ovvero la montagna come metafora dell’animo umano.

La magia della musica e le suggestioni del racconto per una serata di grandi emozioni.
Quello che il pubblico del Teatro Comunale di Belluno compirà oggi sarà un vero e proprio viaggio tra racconto e musica, magicamente uniti oltre la montagna, “oltre le vette”, per un nobilissimo fine: una serata di solidarietà per costruire a Kirtipur, a pochi chilometri da Kathmandu (Nepal), un ambulatorio medico dedicato a Giuliano De Marchi, il medico ed alpinista bellunese tragicamente scomparso nel 2009 durante un’escursione sull’Antelao.

“Ho ricevuto molto dalla montagna e questo è il mio modo di ricambiare” ha recentemente dichiarato Fausto De Stefani spiegando le ragioni del suo impegno a favore di questo progetto. Una serata che si preanuncia speciale, occasione ideale anche per festeggiare i 120 anni della sezione bellunese del CAI.

Domenica 2 ottobre – ore 21,00, al Teatro Comunale di Belluno,  “La montagna più crudele”.
I curatori di Oltre le Vette, in collaborazione con il TrentoFilm Festival, dedicano questo secondo incontro alla proiezione del film Nanga Parbat del regista tedesco Joseph Vilsmaier, che a quarant’anni di distanza ripercorre la drammatica vicenda vissuta in Pakistan dal grande alpinista Reinhold Messner, a lungo accusato della morte del fratello minore Günther, avvenuta in quota.

Nel giugno del 1970, al seguito di una spedizione guidata dall’alpinista tedesco Karl Maria Herrligkoffer, i fratelli Messner furono i primi a conquistare la cima del Nanga Parbat (8125m), la “montagna nuda”nel Karakorum, salendo dal difficile ed allora inviolato versante meridionale, il Rupal, considerata la parete con il maggior dislivello al mondo; per giunta in stile alpino, privilegiando quindi la rapidità e compattezza di un piccolo gruppo rispetto alle imponenti spedizioni, e senza ossigeno.

A causa della stanchezza accumulata durante la salita, Günther disse di non sentirsela di scendere dal medesimo versante, ed i due fratelli scelsero così il più agevole versante ovest, il Diamir, allora ancora inesplorato. Lungo il percorso il fratello minore, rimasto dietro, sparì, probabilmente travolto da una valanga. Reinhold lo cercò, senza successo, e alla fine scese da solo, ricomparendo al campo base dopo sei giorni con gravi conseguenze di congelamento ai piedi.
Pesanti accuse furono subito mosse ai danni di Messner, in particolare dai compagni di spedizione Max von Kienlin e Hans Saler. I due, che non erano riusciti a salire in vetta, dissero che Reinhold aveva abbandonato il fratello alla ricerca dell’eccezionale impresa alpinistica. Un’accusa orribile che egli provò a smentire per anni e che venne sfatata definitivamente solo nell’agosto del 2005 quando il corpo di Günther fu trovato a 4.300 metri di quota, ai piedi della parete Diamir, esattamente nel luogo indicato da Messner.

Per i prossimi appuntamenti, vai al Programma

Info: www.oltrelevette.it

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