Giovedì 9 ottobre 2014… La mia settimana di ferie: un mattinata come altre, pronto per lavorare ai libri …ma solo dopo due orette di rilassamento!
Nella nottata c’è stata una pioggia potente, ma non del tutto funesta: perché non prendersi 120 minuti per ascoltare la danza delle ultime gocce, cullati da un antico film? …salvo poi scoprire che il pian terreno è completamente allagato…
Così inizia questa piccola semplice storia.
…E allora continuiamo il giro senza passare dal via, senza ritirare le 20.000 lire.
Dreno l’acqua, già ora tutt’altro che cristallina, e lavo tutto con ammoniaca che profumo con un poco di lavanda.
Ogni cosa splende, persino in questa casetta di bassa montagna, tra pietre e cotto.
(…eccomi dopo 3 ore… buone ferie!)
Stendo ad asciugare le prolunghe elettriche e tutto ciò che ha a che fare con la corrente.
Mentre si pulisce, si canta allegramente: il clima è davvero piacevole.
Aiuto un vicino a togliere una catasta di legna che gli ha fatto entrare l’acqua in casa e ripulisco anche le varie vetture.
Dopo qualche ora il cielo quasi sorride e giunge il tardo pomeriggio: un’oretta di macchina ci separa dalla città, luogo in cui Eli riceverà cure per le sue spalle. Partiremo quindi per l’andata, ma “salperemo” per il ritorno.
Le ore scorrono come i flutti…
Pensavamo che un piano allagato significasse alluvione, ma non è così… quello di questa mattina non è stato che un aperitivo, la cena sta per esser servita al Leviatano.
Piove copiosamente ed é oramai notte, guido io. La strada è viva e gioiosa di cascate e torrenti. Il morale è alto perché ogni cosa risulta divertente… Lo slalom continua fra le pietre che ruzzolano, presto macigni alti 40 cm… Piccole frane dapprima, ingenti poi. Tempesta e bufera, pioggia di grandine o di roccette… vai a capire che accade…
La strada per il colle di Creto diventa un video game in cui ci muoviamo veloci ma attentissimi, evitando di annacquare il radiatore, o rimarremmo bloccati, anche se il livello da tempo richiede pescaggio più che gomme. I pericoli si susseguono, prima il guado, poi la cascata, poi il flipper di marne che ruzzolano, scansate dalla prima all’ultima.
Giungiamo al paese senza quasi più vedere alcunché dal parabrezza, per fare il giro lungo, meno pendente. Scopriamo che la strada è interrotta da un torrente in piena che scende dalla creuza della mia frazione, sostanzialmente da casa mia. Prendo la rincorsa e supero la foce, arrivando in centro… e scoprendo cose che galleggiano e una macchina che tenta di invertire la rotta.
200 metri di retromarcia e inversione. Con rincorsa doppia rioltrepassiamo il torrente in salita: fin qui il clima è molto scherzoso. La pendenza della strada e i corsi d’acqua non impediscono la risalita e il guado usando un po’ di grinta. Unico dubbio il torrente che scende da destra, che si gonfia sempre… e a sinistra c’è il vuoto! Si passa ancora e finalmente giungiamo alla piazza dove lasciare la macchina… Idealmente, ma nella realtà ne troviamo una di traverso che la corrente sta portando via e che impedisce il passo.
Non siamo quindi nel punto più vicino a casa e sicuro, ma piuttosto nel più lontano e pericoloso.
Fiume davanti e fiume dietro le spalle… macchina in movimento che finirà presto su quella di Eli parcheggiata… Bisogna pensare in fretta, qui è molto rischioso… “Hai le chiavi della tua macchina?”
(So cosa fare, e devo agire in fretta per preservarle la macchina o la perde, ma devo posteggiare in sicurezza quella su cui siamo, salvaguardarla, e poi a piedi non rischieremo alcunché).
Retro marcia veloce, prima che il torrente che mi sbarra il passo dietro alle spalle sia troppo grosso. Cintura di sicurezza, perché potremmo ribaltarci finendo nella scarpate. Inversione al millimetro in 10 secondi, in un coriandolo di asfalto e ritorno. Avvertita una macchina di non proseguire e giù di corsa, superato il torrente… e via di nuovo verso la piazza. Oltrepassato nuovamente il rio di casa mia… e secondo tentativo. Niente non si passa…
Trovare un parcheggio, ora è questo l’obbiettivo… Il morale è sempre lo stesso, alto, sebbene attenti, dopo qualche “azz… azz…”, si scherza vedendo cose che navigano anche nello spiazzo. E finalmente la macchina è posteggiata.
Eli propone la via più breve con pila frontale in volto: fin qui è democrazia o quasi. Tentiamo, ma la corrente è troppo forte e non può seguirmi sino ai muri che scaleremmo lateralmente, quindi entriamo in modalità cordata “seguimi”. Fine decisioni comuni, ora ti porto al sicuro.
(A piedi tra ruscelli, cose da scalare e boschi, qui sono a casa mia, qui non c’è alcun problema).
Prendo un sentiero tra le case, ripido e asciutto, salutiamo un uomo che fa dighe per salvare la sua casa, e taglio per la strada alta sino a un altro sentiero. L’acqua è oramai alle cosce, passo da dietro e arrivo alla mia abitazione. Entriamo… non c’è più il forno e nemmeno il cancello. Un furgone è piantato nel mio muro, la strada è di nuovo il letto di un torrente impetuoso.
Lo scopo è raggiunto, la “famiglia” è salva, l’auto che mi ha prestato mio padre anche, (dato che la mia è fusa da mesi), ora devo correre a sistemare quella di Eli. Il torrente ribolle e il furgone s’incastra sempre di più.
Sentiero a ritroso e su in strada, con il livello sempre più alto, evitando quasi tutte le pietre… quasi. Una mi colpisce uno stinco.
Nuoto fino alla piazza e trovo la vettura quasi in salvo e il vicino in panne con una torcia in mano. Osserva una diga trattenuta solo dall’auto che prima ho visto trasportare e che ora è totalmente di traverso. Sposto la vettura di Eli che per ora è in sicurezza, raggiungo Marco, il vicino. Lo tranquillizzo e gli chiedo se voglia che io sposti la macchina prima che si ribalti. …è di un altro vicino, Antonio. Chiedo allora a lui mediante gesti, ma non uscirà di casa, capisco che vuole che io lasci stare. Va bene.
Marco non vorrebbe farmi andare via, teme, ma non sa che cosa vivo di norma per mestiere. Devo correre a recuperare l’auto di Eli, ora al riparo ma ancora per poco. Cammino e nuoto agevolato dalle correnti e, senza fatica ma purtroppo al freddo, torno in piazza. Osservando la morfologia del luogo trovo un posto adatto, ritorno una volta ancora alla macchina e la sposto prima che le onde la prendano o che l’altra vettura ci finisca sopra… Si accende, perfetto… vado di nuovo di retro e la posteggio. Sembra un quadretto, quasi non ci fosse nemmeno una goccia in questo punto con tanto di alberello lontano che di fulmini non ne vuole sapere. Anche questa macchina è in salvo, domani Eli ne avrà ancora una!
Prendo quindi la via breve… e tra il fango e l’acqua torno a casa. Salva la fanciulla e le macchine, ora mi devo preoccupare di casa, dato che è di nuovo allagata, livello basso, ma fango e vegetali che galleggiano.mentre i mobili fanno un giro. Non so quanto possa riempirsi quindi, stacco la corrente e taglio via la presa di più bassa e la isolo.
Riaccendo la corrente… Doccia calda per entrambi al primo piano, per ritemprare il fisico, e lauta cena con filmetto per ristorare l’animo al secondo. Tutto è a posto, per sta sera va bene così. Domani ci occuperemo di reagire e sistemare le cose… ma intanto la corrente salta e a mezzanotte anche il gas viene chiuso.
Ecco una carrellata sul viaggio di ritorno, in crescendo.
Giorno 1 di ? Primo giorno di alluvione, primo di tanti… si ma quanti?
Non so quali siano i danni, quale la situazione e quanto possa durare.
Abbiamo scherzato per buona parte del tempo, attenti sempre, seri quando necessario.
Non resta che riposarci e sognare serenamente.